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Cronaca

Superbonus, paghe congelate e contenziosi aperti: in Toscana un miliardo bloccato dal caos

Cessione del credito e sconto in fattura: ecco cosa sta succedendo

Il governo ha fortemente ridimensionato la possibilità di accedere al Supebonus 110%. Una misura che, come sottolineato dal Ministro dell'Economia Giorgetti, ha "creato un buco da 38 miliardi" nelle casse dello Stato. Per 50 miliardi di crediti aperti, ma molti dei quali bloccati. Un meccanismo che a cascata immobilizza un sistema. E mette in ansia decine di migliaia di utenti e professionisti.

Nel decreto approvato lo scorso 16 febbraio il Consiglio dei Ministri ha deciso di bloccare la possibilità di cedere i crediti, ma anche quella del cosiddetto "sconto in fattura". Una scelta che ha suscitato molte polemiche.

Per i lavori ditte introvabili. E rincari dei materiali

Regioni come la Sardegna e la Basilicata stavano sondando la soluzione di acquistare in prima persona il credito. Un meccanismo che avrebbe previsto l'utilizzo dei crediti acquistati come compensazione dei debiti che a loro volta hanno le regioni con lo Stato.

In Toscana ancora niente era stato deciso. Ma ora, spiega l'assessore al bilancio Leonardo Marras, "il governo rischia di mettere sul lastrico piccole imprese e famiglie italiane. Insieme ad altre regioni, proprio in questi giorni, avevamo chiesto linee guida che consentissero, con adeguate garanzie, di sbloccare la situazione ed aiutare imprese e privati che si trovano in una situazione oggettivamente difficile e dalle possibili pesanti ripercussioni, economiche e sociali. Oggi invece tutto è bloccato”. 

I numeri in Toscana

Al solo Superbonus in Toscana hanno aderito oltre in 28 mila. Un meccanismo che ha attivato circa 4 miliardi di investimenti. Ma si stima che un quarto di questi siano ancora bloccati.

Contenziosi aperti con le banche o enti creditizi, alcuni dei quali sono finiti in tribunale. Il risultato è che, in una parte dei casi, il Superbonus ha provocato una (nuova) selva burocratica. Fatta di lungaggini e incertezze, soprattutto sul destino delle cifre in ballo.

Professionisti e imprese "a rimessa"

"I problemi con la cessione dei crediti, i continui cambiamenti normativi e tutte le difficoltà che hanno limitato nel tempo il 110% stanno bloccando i compensi professionali". E' quanto si legge sul quotidiano economico Italia Oggi. Molti lavoratori, infatti, si trovano con crediti impossibili da cedere oppure con clienti e general contractor che non li pagano.

Il caso che presenta le difficoltà maggiori è quello di un "general contrator" incaricato di gestire tutta la pratica. "Mercato imbarbarito", con "modalità di pagamento e condizioni che rappresentano vere e proprie vessazioni", spiega al quotidiano Ezio Piantedosi, vicepresidente del Consiglio nazionale dei geometri e geometri laureati (Cngegl).

Per quanto riguarda il cosiddetto "sconto in fattura", "all'inizio il professionista non aveva problemi a cedere i crediti, anche grazie al supporto di Poste italiane", racconta Italia Oggi. "Molti professionisti si sono trovati quindi con crediti nel cassetto impossibili da cedere", aggiunge Piantedosi, che delinea tre strade: "O si ha una grande pazienza, o si prova a decurtare la somma oppure si perderà definitivamente il credito".

Per quanto riguarda la cessione del credito, infine: "Le banche inizialmente avevano dato la disponibilità ad acquisirli, anche con un primo stato di avanzamento, per poi fare marcia indietro. Ciò ha bloccato anche il pagamento dei professionisti; in sostanza, io impresa non riesco a cedere il credito e quindi non ti pago. Spesso, nei contratti sono previste clausole per le quali il pagamento è subordinato alla cessione. E ci sono anche molti professionisti che si sono trovati costretti ad aprire contenziosi con queste imprese", sottolinea Piantedosi.

A lanciare l'allarme sul caos per la difficoltà nella cessione dei crediti era stato anche il segretario di Confartigianato Firenze, Jacopo Ferretti, che conta 1500 associati nel sistema casa. “Le banche – sottolinea - sono arrivate a riconoscere alle imprese appena il 78% sul 110%: ciò significa lavorare a rimessa. Purtroppo, visto che si tratta di lavori vecchi, spesso in secondo Sal (stato di avanzamento lavori, ndr), sono costrette a cedere a percentuali tanto basse in modo da poter pagare i fornitori. La sopravvivenza delle imprese della filiera edile è sempre più a rischio. Le ricadute sull’economia reale sono prevedibilmente catastrofiche”. 

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