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Cronaca

Allarme carne, allevatori e produttori toscani: "Da noi è sicura"

Dopo il panico per lo studio Oms sulla possibilità di favorire il cancro, la reazione dei produttori di carni: "Allarmismo ingiustificato. Da noi carni ottime e sane"

“Gli allarmi sulla carne sono falsi e mettono a rischio 10mila posti di lavoro in un settore chiave del Made in Tuscany a tavola”. L’accusa è di Tulio Marcelli, Presidente Coldiretti Toscana, dopo la pubblicazione dello studio sul consumo di determinate carni (insaccati, salumi e carni lavorate) fatto dall’Oms, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’organismo dell’ONU che si occupa di salute, fonte dunque ritenuta piuttosto autorevole. Nello studio si dice che il consumo di alcune carni, e in alcune modalità, per esempio alla brace, potrebbe favorire il cancro.

“Sta creando una campagna allarmistica immotivata per quanto riguarda il nostro Paese, soprattutto se si considera che la qualità della carne italiana, dalla stalla allo scaffale, è diversa e migliore e che i cibi sotto accusa come hot dog e bacon non fanno parte della tradizione nostrana”, dice Marcelli. Sulla vicenda interviene anche Roberto Nocentini, Presidente Associazione Regionale Allevatori, che parla di 4mila allevamenti che potrebbero essere danneggiati dall’ “allarmismo”: “I nostri allevamenti sono sicuri e di conseguenza anche le nostre carni - assicura Nocentini -. Abbiamo la fortuna di poter acquistare e consumare carne fresca proveniente da allevamenti dove l’alimentazione è naturale ed avviene ancora nei pascoli, come una volta. Le carni Made in Italy sono più sane, perché magre e non trattate con ormoni, a differenza di quelle americane”.

La Coldiretti sottolinea poi una frase dello studio. “Si afferma nello studio che ‘E’ necessario capire quali sono i reali margini di rischio ed entro che dosi e limiti vale la pena di preoccuparsi davvero’, questo può tranquillizzare i consumatori. Bisogna anche capire di quali tipi di carne e di quali sistemi di lavorazione si parla. Negli Usa il consumo di prodotti a base di carne è superiore del 60% rispetto all’Italia e l’utilizzo di ormoni è considerato lecito”.  “E’ l’ennesimo falso allarme che non riguarda le nostre produzioni ma conferma la necessità - conclude Coldiretti -, di accelerare nel percorso dell’obbligo di etichettatura d’origine per tutti gli alimenti, a partire dai salumi”.

“Allarmismo sulle carni rosse danneggia consumatori e allevatori”, è il grido che viene anche da Confagricoltura Toscana. “Una vera e propria mazzata, chiediamo a Nardella un aiuto concreto”, dice Daniele Guerrini, Presidente Assomacellai Confesercenti. “Dopo la tragica parentesi della “Mucca pazza” e la crisi economica degli ultimi anni, un'altra mazzata, forse ancora più devastante, si sta abbattendo in queste ore sulle oltre 600 piccole e medie imprese al dettaglio e ingrosso di carni del territorio. L'Oms, come noto, inserisce le carni rosse tra le sostanze che possono causare il cancro e, come intuibile, si scatena il finimondo. Per fortuna medici e oncologi raccomandano prudenza e invitano a non fare facile allarmismo. La carne rossa, se assunta in modo moderato ed intelligente, e comunque nell'ambito di una dieta alimentare equilibrata, non fa assolutamente male”.

“Il nuovo e inutile allarmismo sulla carne rossa danneggia pesantemente gli allevatori e i consumatori, mettendo a rischio le tante aziende che operano nel settore in Toscana”, afferma anche Confagricoltura Toscana. “Non ci sottraiamo al confronto, anzi lo sollecitiamo. Ma, sul settore della carne, riscontriamo un allarmismo inutile, con ripercussioni sui consumi che potrebbero essere peggiori del periodo della BSE (la sindrome della ‘mucca pazza’)".

“Il rapporto IARC-OMS è stato eseguito su scala globale, cioè su contesti e abitudini alimentari molto diversi da quelli in cui è diffusa la dieta mediterranea. Gli animali allevati in Italia, inoltre, sono migliori e più controllati rispetto a quelli di altri Paesi. Queste premesse sono indispensabili per evitare inutili allarmismi”. Con queste parole, infine, dice la sua oggi anche Fabio Viani, presidente del Consorzio per la Tutela della Finocchiona, commentando lo studio che introduce le carni lavorate tra i prodotti cancerogeni.

“In Italia - prosegue Viani -, grazie alle certificazioni DOP e IGP che garantiscono e tracciano il percorso di produzione,  grazie ai disciplinari rigidi, alla qualità delle carni fresche, di tutti gli ingredienti consentiti e di tutto il processo controllato da un Ente Certificatore esterno, si ottengono i salumi di qualità riconosciuta superiore a tutti gli altri Paesi. Se lo studio dell’OMS viene interpretato senza queste premesse il contraccolpo per il settore potrebbe essere molto negativo, causando un danno economico e d’immagine grave e ingiustificato”.

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