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Cronaca

Il gelato, storia di una ricetta tutta fiorentina

L'ingegno dei toscani, si sa, non conosce confini. Ma oltre alle grandi innovazioni artistiche e letterarie, Firenze vanta un altro importante primato: l'invenzione del dolce più amato di sempre. Ecco la storia del gelato, ad opera di un umile pollivendolo che anticipò il maestro Buontalenti

Era il XVI secolo quando la famiglia Medici organizzò in città un concorso decisamente sui generis: “il piatto più singolare che si sia mai visto”, si leggeva nel bando. Una competizione a cui decisero di aderire i più grandi cuochi della Toscana, consapevoli che, in caso di vittoria, avrebbero avuto accesso alla più grande corte di tutto il Rinascimento. 

Tra i molti concorrenti si presentò anche un tale di nome Ruggeri, un umile pollivendolo che praticava il mestiere del cuoco a tempo perso. L’uomo preparò una rielaborazione tutta particolare di un’antica ricetta, ormai finita nel dimenticatoio, alla quale aggiunse un tocco personale, battezzandolo col nome di “dolcetto gelato”: ovvero “ghiaccio all’acqua inzuccherata e profumata”, una specie di sorbetto ante litteram.

La ricetta di Ruggeri conquistò l’intera giuria, sbaragliando l’agguerrita concorrenza e, soprattutto, ottenendo i favori di Caterina de’ Medici che decise di assumerlo come cuoco personale. Ruggeri finì così alla corte di Francia di Enrico d’Orleans, promesso sposo di Caterina, sovrastando in bravura e abilità tutti i cuochi presenti. 

Si racconta però che il successo del suo gelato divenne talmente inarrestabile che il malcapitato fiorentino venne aggredito più volte. Il motivo? Tutti cercavano di sottrargli l’ambita ricetta. Fu così che Ruggeri decise di rimpatriare, tornando alla sua umile attività di pollivendolo. Ma prima di congedarsi, scrisse una lettera a Caterina de’ Medici, allegando la tanto agognata ricetta.

Fu così che nacque la primissima forma di gelato, diffondendosi largamente in Francia. Più tardi Bernardo Buontalenti (1531 –1608), artista dal multiforme ingegno, creò un nuovo gusto di quello squisito dolcetto. L’occasione fu data da una visita ufficiale spagnola alla corte fiorentina quando, su preciso ordine del Granduca, bisognava escogitare qualcosa da “far rimanere come tanti babbei gli stranieri, e spagnuoli per giunta”. 

Fu così che Buontalenti creò un’inedita miscela a base di latte, miele, giallo d’uovo, un goccio di vino e un pizzico di sale: quel gusto straordinario e dolcissimo, che ancora oggi porta il suo nome. Molti secoli dopo, precisamente nel 1979, la gelateria Badiani in viale dei Mille vinse il premio cittadino come miglior gusto “Buontalenti”, prodotto ancora oggi come marchio registrato. 

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