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Cronaca

Caso Emanuela Orlandi: “Nella sparizione coinvolti Vaticano e Stato”

La rivelazione del fratello di Emanuela Orlandi durante la presentazione di un libro: "C'e una responsabilità del Vaticano e dello Stato italiano"

A distanza di quasi 30 anni un nuovo colpo di scena si apre sulla sparizione di Emanuela Orlandi, la ragazza scomparsa a Roma il 22 giugno del 1983. Oggi Pietro, il fratello di Emanuela, presentando il libro nella sede della Provincia  'Mia sorella Emanuela - Sequestro Orlandi, voglio tutta la verita' (Edizioni Anordest), scritto insieme al giornalista del Corriere della Sera Fabrizio Peronaci, ha affermato: "c'e una responsabilità del Vaticano e dello Stato italiano perché secondo me sia in Vaticano che nello Stato ci sono alcune persone che sanno come sono andate le cose".   "Non può essere stata una persona sola a farla sparire - ha poi aggiunto Pietro - perché Emanuela non sarebbe mai salita spontaneamente sulla macchina di uno sconosciuto".

Per Orlandi, tra le piste più importanti seguite nel caso ve ne è "una di natura economica - ha detto - legata al coinvolgimento della banda della Magliana, anche se puramente come tramite, come manovalanza: i soldi della mafia venivano fatti arrivare al Banco Ambrosiano, quindi mandati in Polonia. A un certo punto qualcuno ha rivoluto i soldi indietro e questi non c'erano più". Tra i punti al momento più 'scottanti' nelle indagini sulla sparizione della sorella, Pietro Orlandi ha ribadito poi la questione della sepoltura di De Pedis, uno dei boss della Magliana, nella basilica di Sant'Apollinare a Roma. "Bisogna sapere - ha concluso - per quali motivi è stata autorizzata una cosa del genere".

 

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