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Cronaca

Siccità a Bilancino: "Firenze rischia di rimanere senza acqua"

Mancano circa 25 milioni di metri cubi di acqua rispetto alla media stagionale. Se le cose non cambieranno fasce orarie estese ed autobotti nei periodi caldi

“E’ parecchio strano parlare di siccità, proprio in inverno. Purtroppo questa è la realtà, non solo: ad oggi stiamo parlando della situazione più dura dell’ultimo secolo”. Un vero e proprio grido di allarme che arriva questa mattina direttamente dal presidente di Publiacqua, Erasmo D’Angelis, affiancato per l’occasione da Gaia Checcucci, Segretaria dell’Autorità di Bacino dell’Arno. Publiacqua, Arno, ed un problema comune che potrebbe aggravarsi nel tempo, il lago di Bilancino. Il bacino idrico più importante dell’area fiorentina infatti è malato, versa in una specie di agonia. Il problema? I metri cubi di acqua in meno che ad oggi mancano all’appello e che preoccupano e parecchio non per l’immediato futuro, ma per la stagione calda. L’invaso in questo momento è a 244,78 metri sul livello del mare, quasi 6 metri in meno rispetto alla media del periodo (250 metri). In numeri: 37 milioni di metri cubi di acqua. Per dare un’idea della gravità, poco più di 3 milioni di metri cubi registrati durante il picco estivo di siccità; circa 25 milioni in meno rispetto alla media stagionale. Nel 2003, la stagione più critica degli ultimi 11 anni, il lago si fermò a quota 55 milioni di metri cubi, ben 20 al si sotto della capienza massima. Un volume, oltretutto, non completamente usufruibile. Come tutti gli invasi, una parte è intoccabile: si chiama scarico di fondo, il fondale, che per le caratteristiche di torbidità è inibito a qualunque utilizzo, qualunque sia la necessità. In gergo lo chiamano ‘fondo della vasca’ ed è definito da numeri standard, immutabili: per Bilancino si parla di 21 milioni di metri cubi, qualcosa meno di un terzo del totale. Oggi per dire, dei 37 milioni attuali, solo 16 potrebbero essere sfruttabili ed usufruibili dall’utenza.

Occhi puntati al cielo, speranza di piovaschi, ma le previsioni non sembrano aiutare. “E’ di pochi giorni fa – afferma Gaia Checcucci – il rapporto del Lamma su febbraio e pare che anche il prossimo mese sarà caratterizzato da freddo ma da assenza di perturbazioni e quindi di pioggia o neve”. Già, il nodo è tutto qui, assenza di pioggia e neve. Il rischio vero è quello che “da giugno – sottolineano Checcucci e D’Angelis – a Firenze, ma non solo, la cosa infatti riguarda anche Prato e Pistoia, la rete idrica sia regolata da fasce orarie estese, con l’ausilio di autobotti”. Un percorso, se le previsioni dovessero essere confermate, inevitabile: “O si cerca di ottimizzare i consumi – afferma Bernardo Mazzanti, uno degli ingegneri dell’Autorità di Bacino – oppure si potrebbe rischiare, seguendo il grafico di previsione, di bruciare in breve tempo quel poco garantito”. Cosa c’entra Firenze con Bilancino? Presto detto: l’invaso è, con una decisività sempre maggiore, un motore indispensabile per il fiume. “Se non ci fosse Bilancino a garantirne la portata minima, oggi l’Arno si potrebbe attraversare a piedi, da parte a parte”, afferma D’Angelis. In pratica, la siccità di Bilancino metterebbe a rischio la portata dell’Arno, e quindi la rete idrica cittadina. Un problema per ora avvertito poco in città; invisibile a fine gennaio. Che pure esiste se pensiamo, come confermato da D’Angelis, che a “Panzano in Chianti ricevono ancora acqua tramite autobotte”. “Tutta la zona del Chianti, se le cose non miglioreranno, potrebbe restare con i rubinetti chiusi prima di giugno, a maggio”, ha continuato Checcucci.

Poche piogge, le nuvole all’orizzonte sembrano lontane. Un fatto determinante, ma c’è di più; Checcucci e D’Angelis puntano il dito anche su una serie di criticità strutturalmente e culturalmente assodate: “Agricoltura ed industria – sottolinea il presidente di Publiacqua – tendono ad un uso spesso immotivato della risorsa idrica. Noi per questo chiediamo alla Regione che realizzi, seguendo i dettami della norma regionale ‘riduzione e risparmio’, un monitoraggio di tutti i prelievi esistenti sui corsi d’acqua”. Una cultura dello spreco che si ripete costantemente nell’uso domestico. Da qui l’appello: “In questo momento – ha sostenuto Checcucci – c’è un necessario bisogno di fare un uso responsabile dell’acqua potabile, bastano poche piccole accortezze per non sprecarla. Usiamola solo per esigenze strettamente potabili, alimentari ed igieniche”. Cattive pratiche, ma anche una rete infrastrutturale da rivedere: “Noi non possiamo dipendere – conclude D’Angelis – solo da Bilancino. Servono alternative: lavorare per istallare impianti per sfruttare la falda pratese, la presa sul Bisenzio, i piccoli invasi nel Chianti ed infine i lavori per rendere sempre più funzionale la rete idrica di Firenze, troppo vecchia e quindi fonte di dispersione”.
 

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