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Cronaca Le Cascine

Sgarbi sul nuovo Teatro dell'Opera: "Sembra una scatola da scarpe"

Il critico all'inaugurazione: "Una scatola come questa induce al pensiero che la nostra epoca non sia in grado di produrre una forma armoniosa"

“Arriva Sgarbi, arriva Sgarbi”. E’ appena sceso dalla sua auto nel piazzale fresco di asfalto, qualche decina di metri dall’ingresso del nuovo Teatro dell’Opera di Firenze, che il critico d’arte più famoso d’Italia è già circondato da telecamere, microfoni e taccuini. Sgarbi ride sornione, si diverte, e comincia il suo personalissimo show, senza risparmiare qualche colpo ben assestato alla vita. “Arrivando – ha esordito l’ex parlamentare e attuale sindaco di Salemi –  ho pensato che l’architettura del nostro tempo produce scatole da scarpe” Destro e sinistro; più che alla vita, dritto al volto. E’ la prima voce della serata fuori dal coro tra le tante sentite. “Quello che è importante è però cosa c’è dentro le scatole da scarpa”, continua sempre sorridendo. Poi la metafora prende le fattezze dell’analisi sociale ed artistica ed il discorso passa dalla scatole da scarpe alle linee ed all’armonia: “Penso che sia un teatro funzionale. - ha aggiunto Sgarbi - Qua, dovendo fare una cosa che funzioni, l'architetto non ha pensato all'esterno, ma immagino e spero all’interno. Non si è preoccupato di fare una scatola come questa, che induce al pensiero che la nostra epoca non sia in grado di produrre una forma armoniosa. E’ solo il mio pensiero, non negativo. Ad ora mi sento di dire che la struttura, comprese le palazzine attorno, fanno molto scatoloni dei nostri tempi. L'architetto invece che ha realizzato il nuovo Palazzo di Giustizia andrebbe eliminato, quello sì che si vede, dalla strada ed è orrendo”. Poco dopo il ciclone Sgarbi arriva tra gli ospiti l’architetto Massimiliano Fuksas: “E’ un teatro molto bello” ha dichiarato a chi gli chiedeva un parere sulla struttura. Ed ai giornalisti che gli hanno riferito le dichiarazioni di Sgarbi, Fuksas ha risposto: “Sgarbi chi?”.
Polemiche a parte, Sgarbi poco dopo è entrato in sala e si è intrattenuto qualche minuto con l’arcivescovo Betori. E’ rimasto sempre in piedi. Sempre, diciamo qualche minuto, il tempo di fare due chiacchere con qualche volto noto. Poi, ancor prima che l’orchestra diretta da Zubin Mehta attaccasse con le note di Beethoven, ha lasciato la compagnia e se ne è andato. Forse anche le linee interne non gli hanno trasmesso quel senso dell’armonia che andava ricercando fuori?
 

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