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Cronaca

La moschea di Borgo Allegri è sotto sfratto

Ci sarebbe già una data per lo sgombero

La moschea di Borgo Allegri, accanto a piazza dei Ciompi, è sotto sfratto e ci sarebbe già la data per lo sgombero, fissata al 16 dicembre.

La notizia viene riportata oggi dal Corriere Fiorentino, che parla di un contenzioso tra la proprietà degli spazi - una società pratese -, la comunità musulmana e Palazzo Vecchio, per il cambio di destinazione d'uso fatto in passato, come si legge sul Corriere, da fondo commerciale e magazzino a luogo di culto.

Gli spazi utilizzati a mo' di 'moschea' sono molto angusti (appunto un ex fondo commerciale), tanto che le preghiere del venerdì devono svolgersi su più turni.

Le varie ipotesi, naufragate, sulla nuova moschea

La comunità musulmana fiorentina, che conta circa 30mila fedeli, da tempo si muove per cercare un luogo dove costruire la propria moschea, per poter consentire ai fedeli di pregare in spazi più dignitosi. Nel tempo però tutte le varie ipotesi sono saltati: la ex caserma Lupi di Toscana, Villa Basilewsky, al Varlungo, in Santa Verdiana, all'ex caserma Gonzaga.

Fino all'ipotesi Sesto Fiorentino: in quest'ultimo caso sembrava davvero fatta, con l'accordo tra Comune, arcidiocesi, comunità musulmana e università di Firenze. C'erano già i dettagli nero su bianco, con la previsione della vendita da parte dell'arcidiocesi alla comunità di circa 8mila metri quadri di terreno in via Pasolini, per un luogo di culto di 2mila500 metri quadri.

Alla fine però è saltata anche quell'ipotesi, e siamo tornati al punto di partenza, con i fedeli costretti agli angusti spazi di Borgo Allegri. Ora la notizia dello sfratto, che desta preoccupazione nella comunità, anche se per il momento non arrivano commenti ufficiali né dall'imam Izzedin Elzir né da Palazzo Vecchio.

Arrivano invece commenti dalle forze politiche, a cominciare dalla destra che, sempre contraria ad un nuovo luogo di culto, attacca il sindaco Nardella, in quanto sarebbe responsabile di "mantenere una situazione di palese illegalità", mentre da sinistra si chiede che il Comune offra garanzie sugli spazi, esprimendo solidarietà alla comunità.

Le reazioni politiche

Tra le prime forze politiche a commentare la notizia anticipata dal Corriere c'è Fratelli d'Italia. "Ci sarebbero quattro richieste di sfratto per la comunità islamica fiorentina e quello esecutivo dovrebbe avvenire tra un mese. Perché di fronte a tante richieste il sindaco Nardella non interviene per far rispettare la legge?", attaccano Francesco Torselli e Alessandro Draghi, capogruppo in Regione e a Palazzo Vecchio, anche se, come sottolinea qualcuno, gli sfratti sono ordinati dal tribunale - non dal sindaco - ed eseguiti dalla questura.

"Ci risulta che non faccia lo stesso con i suoi concittadini di altra confessione religiosa, visto che ben 130 famiglie hanno dovuto abbandonare le loro abitazioni nei primi nove mesi dell’anno. A quanto pare un fiorentino sotto un ponte è accettabile, mentre un musulmano deve assolutamente avere un tetto sotto cui pregare", proseguono gli esponenti di Fdi, dimenticando l'esistenza di 'fiorentini musulmani' e che la 'cittadinanza' non equivale automaticamente ad una confessione religiosa.

Secondo Fdi ad ogni modo da decenni il sindaco "preferisce procrastinare qualsiasi decisione e mantenere una situazione di palese illegalità. Eppure che la situazione in piazza dei Ciompi sia insostenibile è chiaro a tutti" perché "quella piazza non è vivibile nelle ore di preghiera" e "da oltre 20 anni si obbligano fiorentini e musulmani a una convivenza indecente”.

La Lega, con il capogruppo in Palazzo Vecchio Federico Bussolin, chiede che "lo sfratto non sia una scusa per realizzare una moschea improvvisata in città", mentre vicinanza e solidarietà alla comunità musulmana arrivano dal gruppo Sinistra progetto comune.

“La moschea non è questione privata, c'è diritto ad un luogo in cui esercitare la libertà religiosa. Le destre fingono di non avere responsabilità, ma ricordiamo le campagne contro ogni ipotesi di nuovo luogo di culto. La morosità da cui parte lo sfratto è maturata in pandemia, quando era impossibile l'autofinanziamento e la comunità ha già comunque concordato un piano di rientro. Da noi solidarietà e vicinanza. Uno stato laico non deve ostacolare nessuna forma di socialità ma farsi carico del problema”, commentano i consiglieri di Spc Dmitrij Palagi ed Antonella Bundu.

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