Sequestro cantieri Tav: Rossi porta il conto a Rfi e Nodavia
Il presidente della Regione Toscana ha inviato una lettera di diffida a Rfi, Nodavia e Italferr. Il danno è quantificato "in centinaia di milioni di euro all'anno"
Sei giorni il sequestro dei cantieri Tav. Ieri la lettera di Enrico Rossi, il presidente della Regione Toscana, pronto a chiedere un risarcimento dei danni subiti se le accuse saranno confermate “in via giudiziaria: “il presidente toscano – hanno fatto sapere dalla Regione – ha inviato una lettera di diffida agli amministratori delegati di Rfi, Italferr (Gruppo Fs) e Nodavia (la società che sta realizzando i lavori)”. Fermo il passante ferroviario dell’Alta Velocità, fermi i lavori sui tunnel e quelli per quelli per la realizzazione della stazione Foster. E Rossi porta il conto alle aziende coinvolte.
“Se il giudizio della magistratura confermerà le accuse – continuano dalla Regione – i danni che deriveranno dal blocco dei lavori risultano imputabili ai tre amministratori delegati, in quanto conseguenza immediata e diretta di negligenza, imprudenza ed imperizia nella direzione e realizzazione dei lavori”.
“Quanto all’entità dei danni – spiegano ancora – la lettera di diffida li quantifica in centinaia di milioni di euro all'anno. E' per tutte queste ragioni che le lettere inviate agli amministratori delegati di Rfi, Italferr e Nodavia costituiscono una formale diffida e la messa in mora dei destinatari”.
Il presidente della Toscana, Enrico Rossi, ha anche scritto “una lettera al presidente del Consiglio dei ministri per chiedere un incontro urgente con lui e con il ministro delle infrastrutture e quello dell'ambiente. L'obiettivo è di compiere una verifica congiunta dei sistemi di controllo in corso”. Nella lettera Rossi chiede anche “il rinnovo dell'Accordo procedimentale del 3 marzo 1999” che “consentirebbe di rifinanziare e rinnovare l’Osservatorio Ambientale del nodo ferroviario di Firenze”.