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Cronaca

Mostro di Firenze, il gup di Perugia: “Francesco Narducci si suicidò”

Secondo il gup di Perugia Micheli il medico trovato senza vita nel lago Trasimeno nel 1985, Francesco Narducci, si suicidò. Il legale del padre: sentenza "persuasiva e razionale"

Francesco Narducci si suicidò: a sostenerlo è il gup di Perugia Paolo Micheli motivando il proscioglimento di una ventina tra familiari del medico trovato morto nel 1985 al lago Trasimeno, pubblici ufficiali e altri soggetti al termine dell'udienza preliminare relativa alle presunte irregolarità compiute - secondo la procura del capoluogo umbro - in occasione del recupero del corpo. Sentenza emessa il 20 aprile del 2010 e per la quale ieri sono state depositate 934 pagine di motivazione. La parte centrale del procedimento riguardava una presunta associazione per delinquere della quale - secondo la ricostruzione accusatoria - sarebbe stato promotore Ugo Narducci, padre del gastroenterologo. Tra i reati per i quali il pm Giuliano Mignini aveva chiesto il rinvio a giudizio, a vario titolo, degli allora imputati anche quelli di falso, omissione di atti di ufficio e occultamento di cadavere. Per tutti il gup ha però disposto il proscioglimento. Con la formula "perché il fatto non sussiste" riguardo all'associazione per delinquere e "perché il fatto non costituisce reato" per quasi tutti gli altri capi di imputazione, una ventina complessivamente.

SUICIDIO - Per il gup l'ipotesi del suicidio "si può formulare adesso, dopo consulenze, riesumazioni e migliaia di pagine di atti istruttori, ma certamente non era possibile esprimere con certezza all'atto del rinvenimento del cadavere". Micheli scrive quindi che "non fare un'autopsia fu un errore che commise chi avvertì il magistrato di turno sostenendo che se ne poteva prescindere" ma anche lo stesso professor Narducci "se veramente chiese a qualcuno di far sì che a suo figlio fosse risparmiata una violazione che tale non era, o forse a se stesso ed alla moglie un dolore ulteriore". "Un errore - afferma Micheli - di cui oggi continua a pagare le conseguenze". Il giudice ritiene che la gran parte dei reati ipotizzati a carico dei familiari del medico "non abbiano mai avuto effettiva sussistenza" mentre per i residui addebiti "si imponga il proscioglimento per difetto di dolo". "E' facile allora immaginare che oggi, al momento del redde rationem - è scritto ancora nella motivazione -, i primi a doversi dolere delle carenze istruttorie dell'epoca siano proprio coloro che nel 1985 verosimilmente si attivarono, pur senza commettere reati, per far sì che ad un'autopsia non si desse corso". Riguardo alle indagini del pm, il gup ritiene che "siano state compiute perché era doveroso farle, pur non essendo condivisibili le conseguenze" tratte dal pubblico ministero. Secondo Mignini le irregolarità compiute in occasione del ritrovamento del cadavere erano finalizzate a evitare che si ipotizzasse un omicidio (reato per il quale lo stesso magistrato ha aperto un fascicolo poi archiviato) collegato con le vicende del mostro di Firenze. Circostanze sempre smentite dalla famiglia del medico che ha invece parlato di un incidente o di un suicidio, escludendo qualsiasi legame con le vicende toscane.

PADRE - Parla di sentenza "persuasiva e razionale" che parte dalla "ineccepibile premessa" della morte per suicidio di Francesco Narducci, l'avvocato Francesco Falcinelli, difensore del padre del medico trovato morto nel 1985 nel lago Trasimeno, commentando le motivazioni depositate oggi dal gup di Perugia. Il legale ha espresso apprezzamento per "l'attenta analisi del risultato probatorio" dal quale emerge il convincimento dell'insussistenza dei reati contestati al proprio assistito. "Il professor Ugo Narducci - sottolinea l'avvocato Falcinelli - ha sempre sostenuto che il figlio morì per suicidio l'8 ottobre del 1985. La sentenza dà atto di ciò argomentando compiutamente anche in relazione ai convergenti esiti probatori da quali emerge definitivamente l'inesistenza di un collegamento tra Francesco Narducci e le vicende del cosiddetto Mostro di Firenze. Recupera così pienamente la sua immagine e il suo ricordo. Di un Francesco Narducci noto alla comunità scientifica per i prestigiosi risultati ottenuti nella ricerca e nell'insegnamento". Il legale sottolinea quindi che "deve ritenersi destituita di qualsiasi fondamento la tesi investigativa". "Che ipotizzava - ha aggiunto - non meglio specificate messe in scena finalizzate all'occultamento di un accertamento - ha concluso l'avvocato Falcinelli - di inesistenti verità alternative".  
 

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