Via Baracca: sciopero delle lavoratrici Stefan, polemica nella Cgil
Un presidio formato dalle lavoratrici del gruppo Stefan si è svolto in via Baracca. La rappresentante della Filcams mette nel mirino il coordinatore regionale della Cgil
Presidio e sciopero delle lavoratrici Stefan in via Baracca per protestare contro l’assunzione di tre dipendenti in un locale dell’azienda nel comune di Borgo San Lorenzo. Assunzioni di tipo interinale, a tempo determinato, in un momento in cui la catena low cost è in crisi con numerose lavoratrici a casa o a riposo. Chiaramente forzato.
L’ultimo incontro delle pettorine indaco con le istituzioni si tenne lo scorso ottobre quando furono ascoltate in Provincia. Riportando qual era la situazione contrattuale del gruppo e le ripercussioni sulle lavoratrici, quasi tutte donne under 40. Problemi che facevano vivere con disagio e malessere la quotidianità. C'è chi non poter comprare i latte per i propri figli.
Al 30 ottobre mancavano da mesi gli stipendi per i 487 lavoratori del gruppo. “La cassa integrazione messa a disposizione dallo Ministero non è stata erogata dall’azienda", spiega Veronella Sernissi della Filcams. A questo si aggiunge il ridimensionamento del gruppo, con Stefan che ha già ceduto alcuni dei suoi punti vendita a competitor come Risparmio Casa e Maury's.
SINDACATO - Si apre anche un capitolo sul sindacato, frecciate che viaggiano all’interno dell Cgil toscana. E’ la stessa rappresentante della Filcams Sernissi a lanciare una stoccata, visto che le lavoratrici in presidio non erano numericamente rilevanti rispetto a quanti sono i dipendenti coinvolti nella vicenda.
Nel mirino il coordinatore regionale Cgil Alberto Santini, sindacalista di Prato. “Una volta aperto il concordato preventivo – spiega la rappresentante della Filcams - l’azienda per 120 giorni poteva fare come voleva e non aveva più l’obbligo di pagare i lavoratori e le maternità. Tutto, secondo questo sindacalista, dev’essere finalizzato alla ripresa dell’azienda, in pratica per 120 giorni può fare come vuole”.
Con l’apertura del concordato preventivo ci si chiede quale sarà il destino a cui andranno incontro le lavoratrici. “Si pensa – sbotta la Vernissi - che l’azienda voglia aprire nuove aziende lasciando i debiti a Stefan e sulle spalle dei lavoratori”.