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Cronaca

Richard Ginori, sciopero e sit in di fronte alle banche per salvare la fabbrica

Nessun accordo tra nuova proprietà e banche per la vendita dei terreni: così la produzione si ferma

La situazione non si sblocca e giovedì sarà sciopero per l'intera giornata da parte dei lavoratori della Richard Ginori di Sesto Fiorentino. La situazione è sempre più preoccupante per gli oltre 250 dipendenti della storica azienda di porcellane.

Non è ancora infatti stato trovato l'accordo per la cessione dei terreni sul quale sorge la fabbrica: i terreni sono in mano ad alcune banche creditrici, tra cui DoBank e Bnl, accusate di avere alzato troppo la richiesta economica nei confronti del gruppo Kering, nuovo proprietario della Ginori. Se la nuova proprietà non acquisterà i terreni a breve la produzione potrebbe fermarsi, con la fabbrica che rischia di essere dislocata altrove.

Lo scioperò, indetto da Cgil, Cisl, Uil e Cobas, avverrà giovedì 14 settembre, prima con un presidio ai cancelli dell'azienda a Sesto, in via Giulio Cesare, poi a Firenze, a partire dalle 10, in viale Lavagnini, di fronte alle sedi delle banche Bnl e Unicredit (al cui interno sono gli sportelli di DoBank): i sindacati chiedono alla nuova proprietà e agli istituti di credito “di chiudere la trattativa per la cessione dei terreni senza speculare sulla pelle dei lavoratori”.

Domani intanto, mercoledì 13, sulla questione i sindacati incontreranno nella sede della Regione il presidente della Toscana Enrico Rossi, che si è già espresso più volte a sostegno dei lavoratori della Ginori: “Le richieste economiche di DoBank - , ha dichiarato recentemente Rossi -, sono fuori dalla realtà”.

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