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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Alia, lavoratori in sciopero contro l'utilizzo del cellulare: "Troppo pericoloso, già tanti incidenti"

Alessandro Giacomini (Cobas): “Va bene l’innovazione digitale, ma non si possono mettere a rischio i lavoratori”

“La sicurezza al primo posto”. Così gridano a gran voce gli operatori di Alia, l’azienda di servizi ambientali che serve il comune di Firenze. I Cobas hanno indetto una giornata di sciopero per porre l’attenzione sulle ripercussioni che comporta l’introduzione dei cellulari per gli operatori del settore. Avevano provato già lo scorso dicembre a dialogare con l’azienda, senza successo. Cobas approva l’innovazione digitale portata avanti da Alia, ma assegnare telefoni cellulari agli operatori li metterebbe a rischio e va contro il codice della strada.

“Noi manifestiamo perché un cellulare può diventare molto pericoloso per chi lavora ogni giorno in strada – spiega Alessandro Giacomini, portavoce Cobas Alia –. Ci sono stati già tre incidenti mortali negli ultimi anni. È molto rischioso. Certamente il codice della strada non prevede l’uso del cellulare a bordo. Questo va in netto contrasto con la legge. A fine anno un gruppo di lavoratori ha raccolto più di 200 firme sull’innovazione digitale portata avanti da Alia per dialogare con l’azienda sulle novità di questi cambiamenti. La direzione non ha voluto incontrare i firmatari della petizione. Così è nata la nostra protesta”.

I cellulari diventano così strumenti di controllo e agevolazioni per la rendicontazione, per velocizzare il lavoro in linea con la riforma tecnologica che sta portando avanti la multiutility toscana. La stessa azienda ha investito 60 milioni di euro per la trasformazione digitale, risorse che consentiranno una sempre maggiore interazione con il personale, con gli utenti, trasparenza ed efficienza nel lavoro.

“Il telefono servirà ai fini della rendicontazione dei servizi – chiarisce Giacomini. – Per ogni cassonetto dovremo inviare un clic oppure farlo a fine giornata, ma non è una cosa semplice. Non sempre tutte le postazioni sono libere. Poi bisogna spiegare il motivo per cui non vie fatta la vuotatura del cassonetto. È una procedura che richiede tempo. In ogni caso, avere un cellulare a bordo per rendicontare il lavoro è un incentivo al pericolo. E qualora un operatore avesse un incidente, gli organi competenti per prima cosa guardano le connessioni. Diventa anche uno strumento di controllo. Noi non siamo contrari all’innovazione digitale. È giusto portarla avanti, sono importanti le segnalazioni che il cittadino può fare sui disservizi, sui rifiuti ingombranti in strada, però occorre la giusta misura. Calare questi servizi a pioggia non porta a nulla. Hanno distribuito cellulari anche nelle officine. Non capisco a cosa servano. Anche questo ha dei costi e l’azienda è a capitale pubblico, forse ci sono finanziamenti europei. Per questo motivo volevamo avere un confronto con l’azienda. Abbiamo chiesto tablet fissi, più sicuri per gli operatori, ma non ce li hanno dati”.

La protesta di Cobas non è incentrata solo sull’introduzione dei cellulari nel lavoro, ma riguarda anche le turnazioni, un incremento lavorativo soprattutto nel fine settimana. “Sono aumentate le mansioni durante la domenica, si parla di un 50% di lavoro in più – dichiara il portavoce Cobas in Alia. – Questo comporterà l’aumento del personale delle officine, dei responsabili di zona, degli ispettori ambientali. Non ne capiamo le motivazioni. L’azienda ha detto che è una richiesta da parte della committenza del Comune di Firenze. Abbiamo chiesto di presentare un atto ufficiale e ci è stato semplicemente detto di fidarci. Oggi durante la seduta del Consiglio comunale i consiglieri Bundu e Palagi presenteranno un question-time, in cui chiederanno se è reale questa richiesta di ulteriore lavoro da parte di Palazzo Vecchio. Inoltre abbiamo un problema atavico, il riconoscimento di Cobas come organizzazione sindacale. L’azienda non ci riconosce, pur avendo diversi iscritti. Soltanto stamane il 25% degli autisti ha preso parte allo sciopero. Faremo pesare questi numeri, siamo stanchi di lavorare sempre con salari al di sotto della media europea”.

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