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Cronaca

Palazzo Vecchio, il lamento dei consiglieri comunali: "Poltrone scomode, meglio le sedie pieghevoli"

I lavori per risistemare il Salone dei Duecento sono appena finiti, ma il risultato è fallimentare. Collesei: "Intervenire subito"

Tanto scomodi da far pensare che si stiano "violando le norme per la salute e la sicurezza dei luoghi di lavoro". Sono i nuovi scranni del Salone dei Duecento, in Palazzo Vecchio, destinati ai consiglieri comunali.

Il Salone è stato chiuso per diversi mesi proprio per ristrutturare il nuovo parlamentino destinato al consiglio comunale, che durante i lavori si è trasferito in Palazzo Medici Riccardi.

Con la nuova sistemazione è stato possibile inserire il Salone dei Duecento nel percorso museale. Il risultato però, nonostante i soldi spesi, è stato disastroso, tanto che la consigliera Stefania Collesei, della maggioranza Pd, chiede che vengano fatti subito nuovi interventi (che non saranno gratis).

Il design delle poltrone a qualcuno piace anche, ma la scomodità è assoluta, tanto che Collesei ieri in consiglio comunale stava seduta su una sedia pieghevole portata da casa.

Con le nuove poltrone "sono costretta ad una posizione scorretta, con la schiena piegata. Sono costretta ad innaturali torsioni del busto. Penso si stiano violando le norme per la salute e la sicurezza dei luoghi di lavoro, considerato che una seduta in media dura 5-6 ore e talvolta tutta la giornata. Chiedo dunque che vengano presi provvedimenti correttivi immediati. Per intanto – ha annunciato Collesei –, rinuncio alla poltrona per una funzionale sedia pieghevole che mi consente di svolgere dignitosamente il mio ruolo".

Le critiche di Collesei non finiscono qui. "Non è stato tenuto conto della legge elettorale che consegna sempre una maggioranza e una minoranza. Il primo problema è dunque che non si è tenuto in considerazione la realtà istituzionale cui l’intervento era destinato. L’esigenza di separare il percorso turistico da quello politico-amministrativo - ha concluso la consigliera -, ha prodotto un progetto che ha fatto dell’assemblea elettiva un ambiente chiuso in se stesso, lontano dalla gente, il contrario di quanto vogliamo essere".

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