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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca Campo di Marte

Ha iniziato a Firenze, ora è manager affermato. Da Campo di Marte a Londra per la Ryder Cup

Dialogo con Paolo Agresti: lavora per il più importante evento del golf, da settembre per la prima volta in Italia

Agli appassionati di golf non sfuggirà, ma anche altri probabilmente ne avranno sentito parlare: la Ryder Cup, il più importante evento del golf a livello mondiale, quest’anno si giocherà per la prima volta in Italia, a Roma. Dal  26 settembre al 1° ottobre giocatori europei contro statunitensi, nella sfida più affascinante sul green.

Ma oltre all’Italia, l’evento ha in qualche modo anche dei legami con Firenze: il responsabile delle operazioni di vendita biglietti e controllo accessi della Ryder Cup lavora a Londra ma è di Campo di Marte. Si chiama Paolo Agresti, ha 46 anni, ricopre il ruolo di Head of Ticketing Operations per la Ryder Cup e il DP World Tour, e negli ultimi mesi, facilitato dall’essere madrelingua italiano, ha gestito molti dei rapporti con i vertici italiani.

Paolo, prima cosa: com’è visto dagli italiani un italiano che lavora per gli inglesi?
“Prima che come italiano vengo visto come fiorentino dai romani. Ma certamente conoscere l’italiano e l’Italia facilita molto nei rapporti”.

E i suoi colleghi inglesi che immagine hanno di Firenze?
“Quando rispondo alla domanda ‘where are you from?’ sorridono e sgranano gli occhi, soprattutto quelli che ci sono stati. Chi ha origini a Firenze viene visto con un bagaglio culturale diverso, con qualcosa in più. Ma non solo per la cultura: in tanti, per esempio, si ricordano del clamoroso gol di Batistuta in Champions League contro l’Arsenal a Wembley” .

Possiamo dire che la Ryder Cup è un po’ quello che sono i mondiali di calcio per il golf. Vogliamo dare un po’ di numeri?
“Nel 2018 a Parigi la Ryder Cup ha venduto 270 mila biglietti in 90 nazioni diverse. Per la Ryder Cup di Roma si parte da qui: al momento abbiamo venduto biglietti in più di 85 nazioni. Il vantaggio di Roma è che molti di coloro che verranno in Italia per la Ryder Cup rimarranno per fare le vacanze e quindi un impatto economico ci sarà non solo su Roma. Per non parlare delle opportunità di lavoro che ci saranno per circa 7000 persone, tutte italiane”.

Com’è arrivato a lavorare per questo evento?
“Lavoro nel settore della biglietteria per eventi sportivi, concerti e festival dal 1997. Ho operato nelle reti dei Box Office, poi come socio di un’impresa per la vendita di sistemi di biglietteria. Per dieci anni mi sono occupato della mostra del cinema di Venezia. Mi sono spostato a Londra per ragioni sentimentali: la mia fidanzata viveva già lì. Era il 2016, e dopo un’esperienza che ho fatto per un festival internazionale a Londra è capitata questa occasione”.

Com’è andata? Si è candidato o l’hanno cercata?
“Sono vere entrambe le cose. Mi sono candidato per un annuncio come ‘ticketing manager’ per l’European Tour negli stessi giorni in cui mi ha chiamato il direttore della biglietteria, persona che conoscevo personalmente, toscana come me. Fra persone che lavorano nel mondo del ‘ticketing’ per i grandi eventi ci si conosce un po’ tutti, compresa la situazione professionale”.

Ma quindi l’hanno chiamata in vista della Ryder Cup in Italia?
“In realtà l’annuncio era specificamente riferito all’edizione di Parigi del 2018. Ho iniziato a lavorare a marzo 2017 con la prima campagna di vendita biglietti che sarebbe iniziata a fine marzo: ho dovuto mettere su la campagna di vendita in pochi giorni. Sono stato messo alla prova: sentivo la pressione”.

Com'è visto un italiano a ricoprire queste posizioni così importanti?
“Non c’è pregiudizio, se dimostri di saper parlare la lingua. In un ambiente di lavoro internazionale/globale è molto importante dimostrare di saperlo fare in maniera professionale. Io sono stato aiutato dal fatto che la mia fidanzata frequentava persone prevalentemente inglesi: quando sono arrivato mi sono ritrovato a dover parlare inglese anche nella vita privata e questo ha accelerato la presa di confidenza con la lingua. Ho fatto anche molti colloqui di lavoro e questo mi ha stimolato a migliorare”.

Quindi non è difficile trovare lavoro?
“Se si è disposti a mettersi in gioco, no. E’ chiaro che ci sono mestieri per cui è più facile ed altri in cui la competitività è alta. Ma ci sono tantissimi italiani in posizioni importanti perché gli italiani hanno un fattore in più: siamo creativi ed abituati a trovare soluzioni anche in condizioni organizzative non ottimali. In un contesto in cui la struttura ti supporta, come quello di un business che opera a livello internazionale, si creano dinamiche molto efficienti”.

Certo, avere degli italiani nel team adesso è un vantaggio, in vista della Ryder Cup a Roma.
“Certamente adesso aiuta molto nel rapporto con le istituzioni, non solo per lingua ma anche per aspetti culturali e organizzativi. La burocrazia fuori dall’Italia, per esempio, sembra per tutti cosa inaffrontabile. Lavorano con me altri colleghi italiani, fra cui uno di Vinci, assunti proprio per la Ryder Cup a Roma”.

Quanto le manca Firenze?
“Tanto, ma torno spesso. Londra è molto ben collegata e per arrivare a Firenze ci si può mettere anche meno di quattro ore”.

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