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Palazzo Vecchio contro il ristoratore ribelle: Nardella pubblica i post degli hater che lo insultano su Facebook

La disfida tra istituzioni e Momi El Hawi di "Tito" si trasferisce sui social

Prosegue la disfida tra Palazzo Vecchio e Momi El Hawi, il ristoratore che non vuole stare chiuso. Con un post pubblicato sulla pagina Facebook del sindaco, in cui Nardella addita gli hater che lo hanno pesantemente attaccato - anche insultandolo esplicitamente - per aver avviato la chiusura del ristorante di via Baracca in cui si sta consumando il braccio di ferro tra uno dei fondatori di #ioapro e le istituzioni, chiamate a far rispettare i Dpcm. 

"Questo è il linguaggio di chi difende il ristoratore che ha commesso venti violazioni durante lockdown e limitazioni e si vanta di aver strappato 7 volte i sigilli della polizia e che sbandiera l’illegalità come suo valore di vita" scrive il primo cittadino, postando uno screenshot dei commenti - o meglio degli insulti - di alcuni utenti social.

Ristoratore ribelle: Momi rischia la chiusura definitiva di "Tito" in via Baracca

"Io difendo la stragrande maggioranza di imprenditori onesti e corretti e combatto senza farmi intimorire - prosegue nel suo post Nardella - . Chi usa violenza e provocazione e se ne infischia delle regole e della salute dei cittadini, sfruttando la disperazione di imprenditori che non hanno niente a che fare con queste manifestazioni, non merita nessun ascolto. Andiamo avanti per amore della nostra città".

Due giorni fa, gli uffici di Palazzo Vecchio avevano notificato al titolare del ristorante "Tito" di via Baracca, locale che detiene il record di infrazioni inanellate contro le chiusure causa covid, l’avvio della procedura che porterà alla chiusura definitiva dell’attività di somministrazione di alimenti e bevande.

Le contestazioni a Momi

A far scattare l’iter, condiviso dall’amministrazione e dal prefetto Alessandra Guidi, le "numerose violazioni alle normative anticovid" e l’"inosservanza dei provvedimenti di sospensione dell’attività". Momi non ha mai obbedito alle numerose contestazioni che gli son state mosse, in zona rossa, arancione o gialla; ha aperto ogni sera, nonostante multe, denunce, ordinanze di chiusura e sigilli.

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"Le violazioni contestate hanno riguardato la reiterata inosservanza dell’obbligo di rimanere chiuso e la rimozione dei sigilli apposti al locale - spiegava ieri una nota di Palazzo Vecchio -, chiara manifestazione del dispregio delle regole di condotta a presidio della salute e della sicurezza pubblica e dei criteri di leale concorrenza che dovrebbero orientare il comportamento non solo di chi opera in un delicato settore del commercio pubblico ma di qualunque cittadino".

La replica del ristoratore

Sull'avvio della procedura per la chiusura della sua attività, Momi ha subito ribattuto: "Una cosa assurda, percorreremo ogni strada, e continueremo a lavorare". E in sua difesa è sceso Stefano Agnesini, presidente di Confederazione Imprese per l’Italia: "Momi non è un delinquente ma un imprenditore che combatte una battaglia per non mandare in mezzo a una strada i suoi cinquanta dipendenti, che è rimasto aperto per necessità aziendale ma anche per mandare un messaggio sindacale a tutti gli iscritti".

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