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Cronaca

Arriva un nuovo ristorante, quello degli Uffizi

Nel fine settimana la visita del ministro Sangiuliano: frizioni tra Nardella e Schmidt, i sindacati continuano a invocare più assunzioni

Dopo tre anni e mezzo è giunto al termine il restauro degli ambienti ottocenteschi delle Reali Poste, nel complesso vasariano. Uno spazio suggestivo, al piano terreno dell’ala del museo situata alle spalle della loggia dei Lanzi, che nel giro di alcuni mesi accoglierà un ristorante. Il bando è già stato realizzato e verrà pubblicato nelle prossime settimane.

Il menu del 'ristorante degli Uffizi', spiega la direzione del celebre museo in una nota “sarà interamente dedicato alla cucina toscana, ma saranno offerte anche specialità culinarie da tutta la Penisola”. Prezzi per ora non resi noti.

Le Reali Poste, in passato e fino al 2016 saltuariamente adibite a sede espositiva, manterranno comunque anche questa funzione: vi sarà infatti sempre in mostra, a rotazione, un’opera selezionata dai depositi del museo. Il ristorante avrà un proprio accesso affacciato sul piazzale degli Uffizi e resterà aperto sia a pranzo che a cena. Essendo parte integrante della Galleria, per entrare occorrerà il biglietto di giornata oppure l’abbonamento annuale.

L'annuncio è stato dato nel corso della settimana, che ha visto a Firenze e agli Uffizi stessi la visita del ministro della cultura, Gennaro Sangiuliano. Si è parlato della storia infinita della Loggia Isozaki, ferma ormai da oltre 20 anni (nel frattempo è morto di recente anche il celebre architetto giapponese che ha dato il nome al progetto) e del prezzo dell'aumento del biglietto del museo, che a marzo salirà da 20 a 25 euro.

Sangiuliano aveva subito apprezzato l'idea dell'aumento del 25 per cento sull'ingresso, mentre il presidente della Regione Giani nei giorni scorsi l'aveva stuzzicato ricordando come “in Spagna nelle ultime due ore di apertura i musei sono gratis”.

Frecciate, durante la conferenza stampa a seguito della visita del ministro, tra il direttore degli uffizi Schmidt e il sindaco Nardella, con il rapporto tra i due al lumicino da diverse settimane.

“Perché non usare parte della tassa di soggiorno (che presto potrebbe salire, ndr) per consentire l'ingresso gratuito ai fiorentini?”, propone il direttore delle Gallerie. “L'imposta di soggiorno non basta a coprire i costi. E' uno strumento sacrosanto che si paga in ogni parte del mondo e serve a rendere la città più accogliente e attraente per i turisti, dobbiamo gestire sicurezza, pulizia e trasporti di 14 milioni di turisti annui". Come a dire: caro Schmidt, no grazie.

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IL RESTAURO DELLE REALI POSTE 

Nel 2018 il salone delle Reali Poste versava in condizioni di totale disuso e non era più adeguato a essere aperto al pubblico, sia per l’assenza di climatizzazione sia per le condizioni di insicurezza del lucernario che, al fine di scongiurare possibili infiltrazioni di acqua, era stato rivestito con un telo protettivo. Il restauro, oltre a provvedere alla messa in sicurezza e all’adeguamento funzionale dello spazio, ha liberato e riparato il lucernario e ha riportato alla luce le eleganti cromie originali: adesso è possibile ammirare la sottile, luminosa interpretazione che l’architetto Mariano Falcini (Campi Bisenzio, 10 maggio 1804 – Firenze, 11 novembre 1885) aveva ideato per questi ambienti, destinati ad una funzione prestigiosa e rappresentativa per Firenze Capitale, quella di Ufficio Centrale delle Poste. 

In una parte dell’area che un tempo ospitava l’antica Zecca medicea, Falcini decise di chiudere e ridefinire gli spazi aperti del cortile delle Carrozze per realizzare una vasta sala coperta da un leggero lucernario in ghisa, poggiante su esili colonne finemente decorate. Ne caratterizzò gli interni scandendoli verticalmente con due ordini di lesene decorate a stucco ed un ricco cornicione; partizioni immaginate per inquadrare ampie finestre, false aperture e specchiature ad intonaco. Una soluzione architettonica ordinata e simmetrica ma allo stesso tempo ricercata, che oggi rivive nella sua elegante semplicità e presto tornerà godibile da parte di tutti. 

CENNI STORICI SULLE REALI POSTE

Gli Uffici Postali Centrali, funzionanti fino al 1917, furono realizzati ai tempi di Firenze Capitale, nel 1866, e collocati nel settore di ponente del complesso degli Uffizi, nell’area un tempo occupata dalla Zecca fiorentina, tra via Lambertesca e la Loggia dei Lanzi. Sull’esempio de Les Halles parigine e della Galleria Vittorio Emanuele II di Milano, l’architetto Mariano Falcini progettò una avanguardistica struttura in ghisa e cristallo per coprire la sala di distribuzione delle lettere dell’Ufficio Postale. Dopo la chiusura, si susseguirono alcune concessioni d’uso, fino all’allestimento dei laboratori di restauro e falegnameria a fianco del salone destinato ad area per le esposizioni temporanee. In tempi recenti questi ambienti sono stati utilizzati come deposito. 

I DETTAGLI TECNICI DELL’INTERVENTO

Il salone era stato oggetto di un intervento di manutenzione straordinaria nella seconda metà degli anni Ottanta, che, per quanto riguarda le superfici ad intonaco e a stucco, si limitò ad applicare una nuova coloritura che riprendeva con toni più smorzati le cromie visibili; poiché questo recente intervento appariva ben conservato, il progetto definitivo non prevedeva di intervenire sul salone se non con una manutenzione della pavimentazioni in marmo e interventi puntuali sulla struttura in ghisa. Dalla consultazione delle immagini post alluvione, nelle quali erano ben evidenti coloriture differenti da quelle visibili dalle fotografie del cantiere del 1987, è stata promossa un’attenta campagna di saggi delle stratigrafie pittoriche sia degli intonaci che delle strutture in ghisa; così sono state ritrovate le coloriture originarie del salone. Alla luce di queste acquisizioni, oltre che degli esiti degli scavi stratigrafici, nella redazione del progetto esecutivo si è stabilito di includere un intervento complessivo sul restauro del salone. Il ritrovamento degli elementi a stucco, effettuato con microsabbiatura di precisione e rifinitura a bisturi, ha rivelato un ornato finemente lavorato; le eleganti colonne in ghisa, fino ad una quota percepibile a vista, sono state oggetto di pulitura chimica controllata, supportata dall’utilizzo di bisturi e raschietti, per ritrovare la superficie metallica; anche in questo caso, sono apparse raffinate decorazioni, parte delle quali incise. Sulla scorta delle immagini del cantiere del 1987, grazie all’utilizzo di software per il ritocco e la rielaborazione dell’immagine è stato poi possibile ricostruire il pregiato pavimento in seminato alla veneziana esistente prima della realizzazione della recente soluzione a marmi policromi: su tale acquisizione e sulla base delle informazioni provenienti dalle altre due fonti documentali è scaturito il progetto del nuovo, la cui soluzione in marmo di Carrara e marmo bardiglio si armonizza con il rinnovato carattere arioso e sobrio che ha acquisito il Salone.

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