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Cronaca

Moschea, sfratto rinviato. L'imam: "Impegno massimo per trovare un altro luogo" / FOTO

Prevalgono ragioni di ordine pubblico, il sindaco Nardella: "Grazie a forze dell’ordine e ufficiali giudiziari per il comportamento esemplare"

Alla fine, l'esecuzione dello sfratto della moschea di Borgo Allegri non c'è stato. L'ufficialità è arrivata intorno alle 12:30, quando l'avvocato della Finvi Srl di Prato, proprietaria dello spazio che affaccia su piazza Ciompi, se n'è andato con aria contrariata è insoddisfatta. "Rimetterò il mio mandato, perché non posso spiegare ai miei assistiti la decisione del rinvio", si limita a dire, camminando veloce, ombrello aperto sotto la pioggia battente, verso la propria auto.

Le trattative

Le trattative erano durate alcune ore. Il legale era già sul posto dal primo mattino, con la moschea presidiata dall'imam Izzedin Elzir, attorniato da fedeli, arrivati a partire da poco dopo le 8. L'ufficiale giudiziario incaricato dal tribunale è arrivato intorno alle 9:30. Sul posto, oltre a diversi uomini della digos, due camionette della polizia ed una dei carabinieri.

Più volte imam, avvocato, ufficiale giudiziario e vertici delle forze dell'ordine presenti in loco si sono riuniti a discutere. L'accordo formale con l'avvocato della proprietà non c'è stato, perché il legale chiedeva che l'esecuzione dello sfratto, chiesto da circa un anno e mezzo, venisse eseguito.

La richiesta di "valutare con attenzione la questione dell'ordine pubblico", arrivata nei gorni dal prefetto Valerio Valenti, ha prevalso. E così è arrivata la decisione di rinviare, a data per il momento da destinarsi.

Il sospiro di sollievo

Tira ovviamente un sospiro di sollievo Elzir, assieme a tutta la comunità islamica. "Noi ce ne andremmo anche subito, perché riconosciamo il diritto dei proprietari, ma non abbiamo un altro posto dove andare. Abbiamo sempre pagato l'affitto e continuiamo a farlo, chiediamo solo il tempo necessario per trovare un'altra soluzione. Siamo impegnati al massimo, ma tutti sanno che non è facile", dice l'imam Izzedin Elzir, ringraziando le forze dell'ordine e tutti coloro che hanno espresso vicinanza, dai cittadini presenti, nonostante il maltempo, fino al Comune.

"Ringrazio le forze dell’ordine e gli ufficiali giudiziari per il comportamento esemplare all’insegna del rispetto della legge e dell’equilibrio nella valutazione della situazione relativa allo sfratto di questa mattina, evitando così eventuali gravi problemi di ordine pubblico", commenta il sindaco Dario Nardella appena divenuta ufficiale la decisione.

"Ora più che mai - prosegue il primo cittadino -, invito tutta la città, a partire dalle istituzioni, a contribuire all’individuazione di una soluzione duratura per il centro di preghiera della comunità mussulmana, in un clima di rispetto e armonia. Il Comune farà la sua parte in questa direzione con sempre maggiore impegno e in costante rapporto con la prefettura. Firenze è da sempre città del dialogo interreligioso e interculturale: nella nostra città non c’è spazio per chi vuole negare il diritto a pregare delle persone".

Critiche da leghisti ed ex leghisti

Il riferimento è alla Lega, che questa mattina aveva organizzato un presidio in piazza Beccaria per chiedere l'esecuzione, ma anche ai consiglierei del gruppo Centro, Cocollini e Montelatici, che questa mattina, di fronte alla moschea, auspicavano anch'essi lo sfratto.

"Una brutta pagina per Firenze e per lo Stato italiano. Il rinvio dello sgombero significa lanciare il messaggio che la legge può essere non rispettata senza alcuna conseguenza. E non ci si venga a parlare di diritto all'esercizio del culto religioso garantito dalla nostra Costituzione, perché per esercitare un diritto occorre prima assolvere ai propri doveri di cittadini. Cosa che la comunità islamica fiorentina non ha fatto, impedendo alla proprietà di poter riavere l'immobile nella propria disponibilità", attaccano i due consiglieri, ex Lega pure loro.

La solidarietà

A portare solidarietà alla comunità islamica c'erano invece, tra gli altri, i consiglieri De Blasi (5 Stelle) e Bundu (Sinistra progetto comune). In tarda mattinata sono arrivati anche i parlamentari Emiliano Fossi (Pd, ex sindaco di Campi) e Arturo Scotto (Articolo 1). "Impensabile uno sfratto fino a quando non c'è un'alternativa", commenta il presidente del quartiere 1 consigliere regionale di Italia Viva Maurizio Sguanci.

Erano presenti anche diversi assessori: Cosimo Guccione (sport), Andrea Giorgio (ambiente) e Sara Funaro, che, con le deleghe al sociale, segue da tempo la vicenda.

"La situazione è molto delicata. Ringrazio la prefettura, le forze dell’ordine e gli ufficiali giudiziari per la grande collaborazione e la sensibilità dimostrata. Alla luce del rinvio dello sfratto, la comunità islamica avrà più tempo per trovare una soluzione concreta, individuando uno spazio che permetta l'esercizio della libertà religosa e il diritto a pregare tutelato dalla nostra Costituzione", le parole di Funaro.

Al fianco della comunità islamica sono arrivati anche don Alessandro Santoro della Comunità delle Piagge ed esponenti della chiesa valdese. Intorno alle 10 è arrivato anche Franco Cardini. "Bisogna difendere la Costituzione. Siamo in un Paese laico ed i cittadini hanno diritto a pregare sencodo la loro scelta e hanno diritto ad avere un luogo di culto agibile. Sono qui in presidio pacifico, nel frattempo con mille euro ho aperto una sottoscrizione cittadina pubblica e ho diea di fondare un'associazione degli amici della moschea di Firenze", commenta il noto storico e professore.

Nessun momento di tensione

Più volte i fedeli si sono posizionati di fronte alla moschea con svariati cartelli in mano, ma non si è registrato alcun momento di tensione. 'Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa', si leggeva in uno, che citava la Carta italiana. 'Questo è un luogo di culto, i fedelli pregano qui. Inaccettabile sfrattarlo', recitava un altro. E poi: 'Dopo anni di trgiversazioni il Comune indichi il luogo per la moschea'.

E ora?

Già. Il ruolo del Comune. Palazzo Vecchio da sempre si schiera per il diritto dei fedeli musulmanti di avere una moschea, ma la situazione di piazza dei Ciompi, dove il luogo di preghiera è ricavato da un ex fondo commerciale e non è assolutamente dignitoso né sufficiente ad una comunità metropolitana di 30mila fedeli, va avanti da oltre 15 anni. E nonostante le dichiarazioni di intenti, non pochi imputanto ai governi cittadini che si sono succeduti di non aver fatto abbastanza per risolvere la situazione. Che, ad oggi, risulta nuovamente rinviata.

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