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Cronaca

Rincari luce e gas: le famiglie fiorentine pagheranno almeno 2.200 euro in più

Costi energetici alle stelle e guerra in Ucraina: l'Irpet calcola gli effetti sulle nostre tasche

Prima il Covid, poi la guerra in Ucraina e infine i rincari energetici che non dipendono solo dal conflitto e che costeranno almeno 2.200 euro in più a famiglia. Mentre sul tutto aleggia il doppio spettro recessione-inflazione.

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E' il quadro a tinte fosche dipinto dall'Irpet, l'istituto di programmazione economica della Regione, che ha calcolato quanto il sistema produttivo toscano sia esposto rispetto alle domande di beni e servizi dalla Russia, quanto dipenda dai prodotti russi per le sue produzioni e quanto la guerra potrà influire sui prezzi e sui bilanci delle famiglie. Una prima risposta a quest'ultima domanda l'ha già data l'incidenza di elettricità, riscaldamento e carburante sui bilanci domestici, schizzata al 14%.

LUCE E GAS, L'IMPATTO SUI BILANCI FAMILIARI

Nel 2021, calcola l'Irpet, l'8% del bilancio di una famiglia è stato destinato alle spese di energia elettrica, gas e carburante per l'auto. A gennaio 2022, in conseguenza dell'aumento dei costi energetici registrati già prima del conflitto in Ucraina, l'incidenza delle tre voci ha raggiunto il 13%.

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La guerra, stima l'Irpet, rischia di portarla ora al 14% (di cui il 4,6% per l'energia elettrica). Sono 464 euro l'anno in più rispetto a quanto avremmo già pagato nel 2022 senza il conflitto ucraino. Il salasso compelssivo, per l'Irpet, si attesterà ad almeno 2.200 euro di spesa media aggiuntiva a famiglia in un anno. 

GUERRA MILITARE ED ENERGETICA, L'IMPATTO SULLE IMPRESE

Export. Se la Russia si isolasse e smettesse di fare acquisti, il Pil toscano si ridurrebbe di 0,6 punti percentuali. Le imprese toscane che vi esportano sono circa 1.800, perlopiù manifatturiere. La più esposta è l'industria dei macchinari (dove le esportazioni in Russia pesano per quasi il 9% del valore aggiunto di tutto il settore), poi quella estrattiva, quindi la meccanica di precisione e l'industria chimico-farmaceutica. La moda dipende dalla domanda russa per l'1,1%: non è poco perchè il comparto vale oltre un quarto dell'intera produzione industriale regionale.

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Import. Pesa tantissimo la dipendenza sul fronte energetico. I settori più esposti alla crisi sono quello estrattivo, della raffinazione petrolifera e delle utilities. Anche un terzo della produzione dei settori chimico-farmaceutico e alimentare può risentire del blocco delle importazioni dalla Russia e un quarto della produzione del comparto moda. Il più esposto, tra i servizi, è comunque il settore trasporto e magazzinaggio.

Lo stress test

Nel caso di un raddoppio dei prezzi delle materie prime provenienti dalla Russia, secondo la simulazione fatta dall'Irpet i prezzi alla produzione crescerebbero del 19,3 per cento per la raffinazione, del 3,6 per cento per l'estrattivo e dell'1,9 per cento per le utilities. E se l'aumento coinvolgesse questi settori in tutto il mondo, l'impatto sui compartipiù energivori sarebbe rilevante: dalla lavorazione dei minerali (tra 1'11,4 e il 13,3 per cento di aumento), alla carta (+5,6 per cento) al chimico-farmaceutico (+5,9 per cento). A cascata tutto ciò si ripercuoterebbe sui consumi anche delle famiglie.

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Il rischio è un'inflazione annua aggiuntiva del 3,5 per cento, con punte del 13,6 per cento sulle spese legate al riscaldamento e illuminazione della casa, del 6,1 per cento per interventi di manutenzione e acquisto di mobili, il 7,7 per cento sui trasporti, 1'1,5 per cento su alberghi e ristoranti. Per i soli effetti di un eventuale raddoppio dei costi energetici i prezzi sugli alimentari rischierebbero di crescere del 2, 7 per cento: ma se raddoppiassero anche i prezzi dei prodotti agricoli che la Toscana importa, si sommerebbe un incremento di altri 5 punti.

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