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Giovedì, 18 Aprile 2024

Rider, maxi operazione in tutta Italia contro il caporalato: controlli e denunce anche a Firenze / VIDEO

Dieci hotspot passati al setaccio dai carabinieri. Scoperti quattro casi di cessione dell'account e due clandestini

Vasta operazione dei carabinieri in tutta Italia contro le nuove forme di sfruttamento lavorativo nel settore della 'Gig economy': sono stati identificati 1.600 rider e scoperte 92 cessioni di account illecite. Sequestrati 22 mezzi.

Controlli anche a Firenze, a 10 hotspot, dove sono stati sono stati passati al setaccio complessivamente 41 riders, tutti stranieri. All'esito degli accertamenti si registrano due lavoratori clandestini e quattro lavoratori con account ceduto da caporali.

Accertata in alcuni casi una trattenuta sulla retribuzione del 20% o addirittura soltanto una 'dazione' in cibo come compenso. Uno straniero è stato denunciato per sostituzione di persona, ma non sfruttato.   

Il generale Antonio Bandiera, comandante del comando carabinieri per la tutela del lavoro, ha spiegato: "Abbiamo effettuato controlli in tutta Italia per tutelare i lavoratori rider dalle nuove forme di sfruttamento, note come caporalato digitale, realizzato attraverso cessioni di account per accedere alle piattaforme di food delivery dietro la corresponsione al titolare dell’account di una quota percentuale del guadagno giornaliero del lavoratore che effettua materialmente la consegna".

"È stata così verificata la presenza del fenomeno sull’intero territorio nazionale - ha aggiunto Bandiera - concentrato soprattutto nel centro-Nord Italia e interessante esclusivamente lavoratori stranieri: è emerso che l’11% dei rider stranieri lavorano in cessione di account".

L’operazione ha interessato complessivamente 823 lavoratori stranieri e portato all’accertamento di 23 prestazioni lavorative fornite da persone con permesso di soggiorno irregolare. Oltre 900 gli agenti impiegati nell’operazione.

Che cos'è l'illecita cessione dell'account

Nel corso dei controlli finalizzati a verificare l’effettivo rispetto delle norme da parte delle piattaforme di food delivery, è emersa l’esistenza di nuove forme di “caporalato digitale” attraverso l’illecita cessione di account. Fino alla metà del 2019 la cessione di account era un fenomeno “fisiologico” dovuto alla volontaria e provvisoria messa a disposizione di terzi delle credenziali di login da parte del rider che, non volendo essere sloggato o penalizzato nel ranking, non potendo svolgere personalmente la prestazione per periodi più o meno lunghi (a causa di infortuni, malattia, rientro in patria per gli stranieri) “prestava” volontariamente il  proprio account senza pretendere alcun beneficio economico ma per il solo fine di mantenere in essere il rapporto con la piattaforma.

Con l’avvento del periodo pandemico, la prolungata chiusura degli esercizi commerciali e le restrizioni adottate per limitare la capacità di movimento delle persone al fine di contenere la diffusione del Covid19, si è registrata una crescita esponenziale da parte della popolazione dell’utilizzo dei servizi di delivery tramite applicazioni telematiche dedicate, trasformando di fatto i rider in lavoratori essenziali in circuito lavorativo 24/7. Le piattaforme di App Delivery hanno quindi proceduto a reclutare telematicamente un numero considerevole di nuovi rider.

In questo nuovo e atipico scenario lavorativo, è stato accertato l’esistenza e lo sviluppo di numerosi episodi di cessioni di account con l’intermediazione di manodopera tra il proprietario dei dati di account e l’effettivo prestatore di manodopera. Gli account sarebbero registrati sulle piattaforme anche (e spesso) tramite l’utilizzo di documenti falsi e, successivamente ad avvenuto accreditamento, ceduti al rider che materialmente effettua la prestazione  previa trattenuta di una quota percentuale del guadagno giornaliero da parte del caporale. In sintesi, si  verifica che gli account registrati e accreditati sulle piattaforme delle citate società di Food Delivery, verosimilmente gestiti dal caporale, vengano ceduti ad altra persona (rider) che materialmente eseguirà la prestazione lavorativa della consegna previa trattenuta di una quota percentuale del guadagno giornaliero operata dallo stesso titolare dell’account, con conseguenti ingenti profitti per quest’ultimo.

E ora si muovono le procure

In relazione alle riscontrate 92 cessioni di account, all’esito delle verifiche, saranno interessate le 36 procure competenti per l’ipotesi di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, tra cui quella di Firenze.

Intanto, al termine delle attività dei carabinieri, con la fattiva collaborazione delle maggiori società di food delivery interessate, gli account in cessione o a qualsiasi titolo utilizzati fraudolentemente sono stati di fatto eliminati al fine di impedire la prosecuzione delle condotte illecite.

Inoltre, le stesse società hanno recentemente implementato i controlli interrompendo il rapporto lavorativo nel caso emergano situazioni di irregolarità.

Nidil Cgil: "Contro caporalato digitale serve rapporto di lavoro regolare e strutturato"

"L'indagine coordinata dalla procura di Milano in cui si rilevano casi di caporalato digitale anche che nel territorio fiorentino non ci stupisce, purtroppo - commenta la Nidil Cgil -. Da tempo avevamo segnalato il fenomeno della cessione degli account nel mondo dei ciclofattorini, così come abbiamo più volte denunciato che è proprio questo modello di lavoro l'origine del problema. Infatti se l'algoritmo premia con nuove consegne chi lavora di più, ciò spinge i rider ad utilizzare tutti i mezzi per garantire la massima continuità, compresa la cessione del proprio account personale. Così come la tipologia di rapporto di lavoro autonomo e occasionale è estremamente debole e permeabile a fenomeni di questo tipo. Un rapporto di lavoro regolare e strutturato con una paga collegata al tempo lavoro consentirebbe maggiori tutele e non renderebbe possibile forme di caporalato".

"Questa indagine - prosegue il sindacato - ci ricorda che anche nel nostro territorio sono presenti fenomeni di sfruttamento lavorativo e illegalità, che in questo caso hanno assunto la forma di caporalato digitale: per fermali è urgente individuare strumenti di integrazione sociale rivolti ai migranti e richiedenti asilo, puntando innanzitutto ad affrancarli attraverso un lavoro regolare, che garantisca piene tutele".

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