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Cronaca Sesto Fiorentino

Richard Ginori, lavoratori occupano la fabbrica. Sindacati: “Situazione ibernata, è surreale”

Non si sblocca l'acquisto dei terreni. I sindacati parlano di "situazione opaca" mentre la Regione ha informato il Mise

Paradossale, surreale, intollerabile. Non usano mezze misure i rappresentanti sindacali di Filctem Cgil e Cobas tentando di descrivere la situazione a cui è arrivata la Richard Ginori di Sesto Fiorentino. Tremano i 280 lavoratori della storica azienda fiorentina, perchè i famosi terreni da acquistare, che servirebbero come vero e proprio propulsore per il rilancio dell'azienda, tardano ad arrivare. Per questo motivo, oggi pomeriggio, hanno incrociato le braccia, occupando simbolicamente la fabbrica dopo aver dato vita ad un'assemblea che ha visto protagonisti anche il sindaco di Sesto Fiorentino Lorenzo Falchi ed il consulente per il lavoro del Governatore Rossi, Gianfranco Simoncini.

“L'azienda ha dato sicuramente dimostrazione di voler stare qua – afferma Bernardo Marasco di Filctem Cgil – le trattative possono essere complesse, lo capisco, ma arriva un momento in cui le parti in causa dicono stop, e si chiude. Se c'è una dilazione, inutile girarci intorno, serve solo ad altri fini. Chiediamo quindi alle istituzioni di fare chiarezza.”

“Il terreno è industriale, e rimarrà industriale – gli fa eco il collega Giovanni Nencini dei Cobas – e c'è una sola offerta, quella di Kering. Il problema, quindi, qual è? Se c'è un'altra offerta, che venga fuori. Altrimenti posso solo pensare che qualcun altro, le banche, abbiano altri interessi per l'area, cosa che non ci è dato sapere.”

Ed è proprio la chiarezza che manca in questa storia: la trattativa per l'acquisto dei terreni su cui siede lo storico marchio fiorentino è cominciata ormai due anni fa, momento nel quale fu fatta una prima offerta, vincolante. A questa è seguita una seconda offerta, ancora vincolante, della quale si aspetta di conoscere l'esito. I terreni sono, al momento, in affitto, e l'offerta risulta essere una sola, cosa blocca quindi la transazione dalla propria naturale conclusione?

Dal futuro della Richard Ginori dipende anche quello dell'omonimo museo che sorge proprio accanto agli stabilimenti: un museo fabbrica, senza la fabbrica, avrebbe davvero poco senso di esistere, suscitando scarsissimo appeal fra i potenziali visitatori. “Vogliamo quindi chiedere un tavolo congiunto – prosegue ancora Marasco - sia col Ministero Economico che con quello dei Beni Culturali, perchè se c'è un progetto complessivo su quest'area, questo non può essere ostaggio di una trattativa che, a questo punto, o è opaca o ha perso ogni logica. Due anni di tempo sono intollerabili, e lo dico nel giorno in cui i contribuenti sono chiamati a rispondere col salvabanche: c'è un meccanismo per cui qualcuno contribuisce per crediti deteriorati, cioè esattamente gli stessi del caso Ginori, mentre i lavoratori, qui, stanno facendo la solidarietà perchè non si riesce a chiudere la trattativa. Direi che è troppo.” 

Due quindi le richieste dei sindacati: il già citato tavolo congiunto, ed una maggior trasparenza nel dialogo con le banche (Unicredit, Banca Popolare di Vicenza e Bnp Baripas), per arrivare ad identificare l'elemento che manca al completamento del puzzle. I terreni in questione sono indispensabili per i lavoratori, sia per la collocazione commerciale del brand, con la possibilità da parte del marchio di rimanere nella propria storica sede, sia in termini di investimenti, perchè senza un terreno diventa complicato attrarre capitali che portino a miglioramenti significativi. Ma anche, ovviamente, per la stessa comunità sestese, per la sua storia e per l'omonimo museo. 

"La Regione – ha dichiarato Gianfranco Simoncini - chiederà assieme al Comune che, da parte dei creditori, venga dato l'assenso alla vendita dell'area. Non si può continuare ad avere una situazione per la quale tutti rimarremo appesi per settimane. Il Ministero è già informato della vicenda e pensiamo che questa sia di rilevo nazionale, perchè di stabilimenti simili, in Italia, c'è solo la Ginori, mentre in Europa di questo tipo ce ne saranno quattro o cinque. Bisogna risolvere la situazione per sbloccare gli investimenti. Le spiegazioni devono darle coloro che sono resposponsabili di questa stasi – ha concluso Simoncini – colpisce il fatto che i liquidatori abbiano espresso un parere favorevole alla proposta e i creditori, che hanno partecipato anche ai tavoli di confronto, improvvisamente si siano tirati indietro”.

Sesto Fiorentino, protesta alla Richard Ginori

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