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Sanità, infermieri in piazza a Firenze: dignità e assunzioni  

Nursind: "In Toscana mancano 4mila lavoratori"

Dignità e assunzioni. Due parole che definiscono la protesta degli infermieri sotto la Regione Toscana. Nel giorno dello sciopero nazionale proclamato dal Nursind, in piazza Duomo a Firenze accorrono oltre cento lavoratori. Delusi, dicono, perché "le promesse non sono state mantenute". E qui si torna alle due parole che in piazza prendono la forma dello slogan ritmato dai megafoni. Dignità, ovvero "condizioni di lavoro migliori", ma soprattutto un riconoscimento economico che fin qui non c'è stato. Quell'indennità Covid ("che i medici già prendono da gennaio 2021") quantificata per gli infermieri in 330 milioni dal governo Conte nella finanziaria del 2020, poi stoppata nell'ultima manovra perché farà da corredo al nuovo contratto nazionale. Ma la discussione sul contratto "sta andando per le lunghe", si lamentano in molti. La faccenda sollevata dai sanitari, poi, si avvita sulle condizioni di lavoro. E qui il discorso corre su un binario più volte battuto dal Nursind: la carenza strutturale di personale. "La pandemia- dicono i sindacalisti- ha messo a nudo le carenze che c'erano prima". E così in Toscana mancano all'appello "4.000 infermieri. Si parla dell'assunzione di 3.500 infermieri, quando in realtà in questo conto sono stati stabilizzati dei colleghi già in servizio. A noi va bene, intendiamoci, però anche loro rientrano nei 3.500. Quindi non è vero che vi siano state 3.500 nuove assunzioni", sbottano. La vicecoordinatrice di Nursind Toscana, Mariarosa Chiasserini, è netta su questo fronte: "In questi giorni si parla di uno sblocco sulle assunzioni", tuttavia le cifre in ballo, circa 1.500 infermieri, "non sono affatto sufficienti". E per spiegarlo fa un esempio pratico: "Nell'Asl sud-est c'è stata una delibera per l'assunzione di 150 infermieri quando sappiamo che nel corso del 2022 ne usciranno 170. Per questo chiediamo alla Regione un tavolo permanente e un calcolo scientifico sul reale fabbisogno: ce lo quantifichi con esattezza e assuma". Al presidio c'è anche Daniele Carbocci, membro della direzione nazione del Nursind: "Abbiamo deciso di scioperare e gli infermieri hanno aderito in modo piuttosto importante. Siamo consapevoli di creare ulteriori problemi ai cittadini, ma non potevamo farne a meno: abbiamo fatto delle proposte per rendere più dignitose le condizioni di lavoro e gli stipendi, ma il governo non le ha accettate". Nel Paese, aggiunge, "abbiamo una carenza di oltre 60.000 infermieri. E se pensiamo alle promesse sui piani di sviluppo ne mancherebbero 230.000. I nostri colleghi sono stanchi e frustrati. Molti stanno abbondando il lavoro, si stanno licenziando, perché le condizioni non sono più dignitose, né per la professione né per i pazienti che assistiamo tutti i giorni". 

La vicecoordinatrice di Nursind Toscana, Mariarosa Chiasserini, è netta su questo fronte: "In questi giorni si parla di uno sblocco sulle assunzioni", tuttavia le cifre in ballo, circa 1.500 infermieri, "non sono affatto sufficienti". E per spiegarlo fa un esempio pratico: "Nell'Asl sud-est c'è stata una delibera per l'assunzione di 150 infermieri quando sappiamo che nel corso del 2022 ne usciranno 170. Per questo chiediamo alla Regione un tavolo permanente e un calcolo scientifico sul reale fabbisogno: ce lo quantifichi con esattezza e assuma". Al presidio c'è anche Daniele Carbocci, membro della direzione nazione del Nursind: "Abbiamo deciso di scioperare e gli infermieri hanno aderito in modo piuttosto importante. Siamo consapevoli di creare ulteriori problemi ai cittadini, ma non potevamo farne a meno: abbiamo fatto delle proposte per rendere più dignitose le condizioni di lavoro e gli stipendi, ma il governo non le ha accettate". Nel Paese, aggiunge, "abbiamo una carenza di oltre 60.000 infermieri. E se pensiamo alle promesse sui piani di sviluppo ne mancherebbero 230.000. I nostri colleghi sono stanchi e frustrati. Molti stanno abbondando il lavoro, si stanno licenziando, perché le condizioni non sono più dignitose, né per la professione né per i pazienti che assistiamo tutti i giorni". (Agenzia Dire)  
 

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