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Cronaca

Pronto soccorso al collasso, ultimatum dei medici: "Situazione tragica, pronti a dimissioni di massa"

I medici denunciano gravi carenze organizzative, di personale e posti letto, oltre a un iperafflusso di pazienti: "A rischio la salute pubblica". Nel mirino la politica regionale

Affollamento per gli altissimi accessi di pazienti, che non sempre ne avrebbero magari bisogno, mancanza di posti letto, carenze di personale "senza precedenti" e organizzative che obbligano i medici a gestire per altri ciò che non è di loro competenza, 'obblighi' di fatto a dover rinunciare a ferie, permessi, congedi, giorni di riposo.

Situazione "tragica"

A denunciare una situazione definita "tragica", che mette "a rischio la salute pubblica", sono i medici dei pronto soccorso della Toscana, attraverso una lettera firmata da oltre 280 professionisti e inviata alle tre Usl toscane, al presidente della Regione Giani, al ministro della salute Schillaci, alla presidente del consiglio Meloni, oltre che alle aziende ospedaliero-universitarie di Careggi e Pisana.

E' una protesta, dopo tanti gridi di allarme da anni inascoltati, che mette insieme i medici dei pronto soccorso di tutta la Toscana: quelli fiorentini di Careggi, Torregalli e Ponte a Niccheri, del Santo Stefano di Prato, del San Giuseppe di Empoli, del San Jacopo di Pistoia, di quello di Pescia, del Mugello, della Aou Pisana, di Livorno, di Cecina, di Pontedera, Grosseto, del San Luca di Lucca, di quello di Portoferrario all'Elba, della Versilia, delle Apuane, di Massa, di Arezzo, di Montevarchi e dell'Alta Valdelsa.

Nel mirino la politica regionale

I medici mettono nel mirino la politica sanitaria regionale (la sanità è una materia di competenza regionale dopo la riforma costituzionale del 2001) che "non ha mai preso alcun provvedimento efficace nonostante sia l'unico soggetto in grado di farlo". I medici propongono anche una serie di iniziative per scongiurare una inevitabile "diaspora già in essere verso altri reparti o strutture private". La lettera, si legge nero su bianco, è "un ultimatum: se la situazione resta quella attuale tutti noi siamo destinati ad abbandonare e allora tanto vale farlo insieme, dimettendoci in massa".

I medici, per i motivi sopra esposti, che vanno dalla enorme carenza di personale alla organizzazione non ottimale, denunciano una "emergenza che è la routine, carichi di lavoro senza limiti e disagio quotidiano sia per gli operatori che per gli utenti". Aumentate inoltre anche aggressioni e violenze.

Poco personale, posti letto tagliati e troppi accessi

"Chi scrive innamorato del proprio lavoro e fermamente convinto dell'importanza della sanità pubblica, speriamo che i riceventi (della lettera, ndr) lo siano altrettanto", si legge ancora. Tra le richieste, per prima cosa l'aumento del personale nei pronto soccorso.

"I ritmi di lavoro, le responsabilità, l'organizzazione a turni, l'elevato numero di notti lavorate in un mese, la scarsità di giorni di riposo canonici (sabato, domenica, festivi), le violenze verbali e fisiche da parte di utenti e loro parenti sono tutti aspetti che non possono non far identificare il lavoro in pronto soccorso come usurante".

Per evitare l'alto numero di accessi, spesso non necessari, si chiedono "campagne di comunicazione per far comprendere ai cittadini l'importanza di rispettare il pronto soccorso quale sede di gestione di gravi problemi di salute", e poi si chiedono "l'abolizione di qualsiasi esenzione del ticket sanitario", "l'implementazione dei sistemi territoriali con vere e proprie Case di comunità che sappiano rispondere ai bisogni differibili di salute della popolazione, liberando l'ospedale dal sovraffollamento e restituendo la cura ordinaria dei pazienti ai medici di medicina generale".

E ancora, la richiesta di ripristinare i posti letto degli ospedali tagliati negli ultimi. "La situazione attuale vede pazienti, spesso anziani e fragili, sostare nelle barelle del pronto soccorso per ore o giorni. Molto spesso il capro espiatorio per questa problematica è il pronto soccorso stesso e il suo personale e difficilmente i pazienti e i parenti riescono a identificare i veri responsabili che vanno ricercati nella dirigenza politica della Regione", attaccano i medici.

L'ultimatum: "Dimissioni di massa"

"Per tutto questo chiediamo un rapido riscontro e l'impegno da parte delle autorità competenti a far fronte fattivamente alla tragedia che si sta consumando nei dipartimenti di Emergenza. Tra le ultime righe, l'appello finale: "La presente deve suonare come un ultimatum. Se la situazione resta quella attuale, tutti noi siamo destinati ad abbandonare e allora tanto vale farlo insieme, dimettendoci in massa". Ora la palla passa alla Regione, dalla quale si attende una risposta.

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