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Cronaca

Processo Magherini: chiesta condanna per i quattro carabinieri 

Nella requisitoria il pm ha chiesto nove mesi per omicidio colposo anche per la volontaria della Croce Rossa, il fratello Andrea: "Una vita vale di più"

Questa mattina il pubblico ministero Luigi Bocciolini ha chiesto la condanna a nove mesi di reclusione per omicidio colposo nei confronti dei quattro carabinieri (Stefano Castellano, Davide Ascenzi, Vincenzo Corni e Agostino Della Porta) e di una volontaria della Croce Rossa (Claudia Matta) intervenuti la notte del 3 marzo 2014 in Borgo San Frediano, luogo dove Riccardo Magherini è morto in seguito al fermo dei militari. Per il Corni è stata chiesta anche la condanna ad un mese aggiuntivo per percosse, per l'accusa di avere sferrato uno o più calci nei confronti di Magherini, ammanettato a terra a pancia in giù. "Se Magherini fosse stato messo a sedere non sarebbe morto", è una delle conclusioni a cui arriva il pm.

Dopo la requisitoria del pm e la richiesta di condanna, è stata la volta di Fabio Anselmo, avvocato che difende la famiglia Magherini e che ha ricostruito i fatti di quella tragica notte. "Non un solo testimone ha riportato il comportamento di Magherini come aggressivo o violento", ha sottolineato più volte Anselmo, confutando la difesa dei carabinieri, che nel processo hanno sostenuto la necessità del fermo a terra di Magherini, prolungatosi per diversi minuti anche dopo l'ammanettamento.

"Che bisogno c'era di tenere Magherini a terra, ammanettato, a pancia in giù, con quattro carabinieri addosso?", chiede Anselmo, confutando la tesi dei militari che ci fosse pericolo per il suo comportamento violento e parlando di un Magherini "terrorizzato, che ha paura e chiede soltanto aiuto".

E proprio le sue grida riecheggiano nel video registrato quella notte da un testimone e nuovamente trasmesso in aula questa mattina. "Aiuto! Aiuto! Chiamate un'ambulanza", sono le urla che si sentono distintamente. Riccardo Magherini quella sera aveva assunto cocaina, questo è noto fin dall'inizio. "Ma non è morto per la droga, è morto per asfissia, per le procedure con cui lo hanno tenuto fermo i carabinieri", dice Anselmo, che poi parla dei ritardi con il quale è stato avvisato il pubblico ministero e di come "si sia messa in moto tutta una macchina organizzativa da parte dei carabinieri e dei loro superiori per ricostruire nel verbale ufficiale il comportamento violento e pericoloso di Magherini, fatto smentito da numerose testimonianze".

Dei tre volontari del 118 che arrivarono in Borgo San Frediano quela notte con la prima ambulanza (mentre il medico arriverà soltanto con una seconda ambulanza) è stata chiesta la condanna solo per Claudia Matta, l'unica ad essersi avvicinata a Riccardo e che non avrebbe messo in atto, secondo il pm, le necessarie manovre di rianimazione per salvarlo (la volontaria nel processo si è difesa sostenendo che i carabinieri le hanno impedito di avvicinarsi). Richiesta di assoluzione per l'altra imputata, Janeta Mitrea (il terzo volontario è deceduto nel corso del processo in un incidente stradale).

In aula, affollata di amici della famiglia Magherini con la conuseta maglia gialla per 'Rikcy' e di volontari del 118, c'era anche Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, morto nel 2009 a seguito di un altro fermo da parte dei carabinieri. Tra una settimana, il 7 giugno, in tribunale prenderanno la parola gli avvocati difensori dei volontari del 118. Il 14 giugno sarà la volta della difesa dei quattro carabinieri. Poi, entro l'estate, la sentenza, per la quale cresce l'attesa. "La vita di una persona vale più di 9 mesi - dichiara Andrea Magherini fuori dall'aula -, ma abbiamo fiducia nella giustizia".

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