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Cronaca

Castello: nessun colpevole, Cioni assolto

Dopo 7 anni la Cassazione mette la parola fine allo scandalo urbanistico. L'ex sceriffo: "Adesso ricomincio a vivere"

Sette anni di iter giudiziario. Risultato: nessun condannato in via definitiva. Si chiude così la lunga storia del processo di Castello, vicenda sulla trasformazione di 168 ettari alla periferia nord di Firenze che nel 2008, ai tempi dell'apertura dell'indagine, era di proprietà di Fondiaria Sai. L'inchiesta riguardava i rapporti e l'ipotesi di reato per corruzione tra la compagnia assicurativa ed il Comune di Firenze. Oggi, a distanza di 7 anni e mezzo dall'apertura dell'indagine, la Corte di Cassazione ha annullato tutte le condanne, fra reati finiti prescritti e assoluzioni perché "il fatto non sussiste". 

In primo grado nel 2013 si chiuse con l'assoluzione di tutti gli imputati, ad eccezione di una condanna per turbativa d'asta comminata all'ex assessore della giunta Domenici Gianni Biagi. Ad ottobre 2015 la Corte d'Appello ribaltò la sentenza, condannando a 2 anni e mezzo per corruzione Biagi, l’ingegner Salvatore Ligresti, ex patron di Fondiaria Sai, l’architetto Marco Casamonti e il collaboratore di Ligresti Gualtiero Giombini. L’ex assessore Pd alla sicurezza Graziano Cioni venne condannato a 1 anno e 1 mese per corruzione per atti d’ufficio e il ristoratore Aurelio Fontani, suo grande sostenitore, a due mesi per appropriazione indebita. 

Oggi la Cassazione ha messo la parola fine alla vicenda, per la quale nessuno dovrà pagare. L'ex sceriffo Graziano Cioni, che più volte ha parlato apertamente della sua vicenda giudiziaria come di un calvario, tira un sospiro di sollievo dopo l'assoluzione perché "il fatto non sussiste". "Un tunnel lungo otto anni - ha scritto su Facebook - è arrivata. Lenta. Ma è arrivata. È arrivata perché c'è anche una giustizia terrena. Una giustizia degli uomini. Contro l'accanimento gratuito di altri uomini. La consapevolezza di essere innocente poteva non bastare. Io lo sapevo. Ma voi? Legittimamente potevate dubitare. Invece è arrivata".

Cioni commenta su Facebook la sentenza

E poi ancora: "Dopo anni di dolore senza tregua. Di amici che non ho più sentito e di ex avversari che mi son stati vicini come fratelli. Di nuovi amici - sì anche quelli perché ci sono anche quelli che ti stanno vicini nel dolore. Avrei tante persone da ringraziare per quelle sei parole della sentenza. Lei che mi è stata accanto e tante volte mi chiedevo il perché di così tanto amore. Loro che hanno sofferto assieme a me in 1500 giorni di dolore. Tutto per una sentenza di 6 parole. Le più belle da quando mia madre mi chiamava da bambino. Le 6 parole più belle e più vere di sempre. 'Assolto perchè il fatto non sussiste'. Vi abbraccio tutti. Adesso ricomincio a vivere".

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