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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Tre cose che forse non sai sulla Primavera del Botticelli

Forse il quadro più famoso della Galleria degli Uffizi, certo uno dei capolavori del grande artista fiorentino. Ecco alcune curiosità sulla Primavera del Botticelli

Una datazione incerta
Realizzata intorno al 1480, La Primavera è un’opera che da sempre appassiona gli storici dell’arte, ancora incerti sulla datazione e sul significato da attribuire a questa straordinaria scena. Secondo alcuni il quadro sarebbe stato realizzato -insieme a Pallade e il Centauro- in occasione del matrimonio tra Lorenzo di Pierfrancesco de' Medici, cugino de Il Magnifico, e la ricchissima Semiramide Appiani, figlia di Iacopo III, signore di Piombino. Una delle tre Grazie, precisamente quella al centro, avrebbe infatti le fattezze della stessa Semiramide.

In realtà pare che si trattasse di una committenza di ripiego: sembra che inizialmente il quadro fosse destinato alla celebrazione delle nozze di Giuliano de' medici, fratello del Magnifico, che aveva segretamente sposato Fioretta Gorini, generando persino un figlio, il futuro Papa Clemente VII, che sarebbe nato di lì a poco. Giuliano però morì prematuramente nella Congiura dei Pazzi nel 1478, l'attentato ordito dall'omonima famiglia di banchieri fiorentini ai danni di suo fratello Lorenzo, e si decise di riutilizzare l'opera per le nozze del cugino. 

Il quadro venne inizialmente collocato nella dimora cittadina di Lorenzo, andando a ornarne l’anticamera nuziale, per poi essere trasferita nella villa Medicea di Castello, splendido contenitore alle porte di Firenze della stessa Venere di Botticelli

Un significato sconosciuto
Molteplici e tutte diverse le interpretazioni di questo capolavoro del Rinascimento italiano, che secondo alcuni nasconderebbe persino un omaggio a Lorenzo il Magnifico. Sembra infatti che il girotondo delle Tre Grazie sarebbe un ballo basato sul doppio passo, inventato proprio da Lorenzo stesso.

Una delle interpretazioni di maggior successo vuole che la Primavera rappresenti il regno di Venere cantato nel componimento “Stanze per la giostra” di Poliziano, lo stesso testo che avrebbe ispirato il quadro della nascita di Venere. Nell’opera del grande umanista quando la dea della bellezza appare tutto intorno a lei si veste con splendidi colori: le fanno corona Mercurio, che dissipa le nuvole, le tre Grazie danzanti, simboli di bellezza, Flora, dea della fioritura, indossa una veste di fiori, mentre la ninfa Cloris viene inseguita e afferrata da Zefiro, che scende dalle nuvole con le gote gonfie. 

Altri ancora hanno visto nel quadro un tentativo da parte del pittore di realizzare un’allegoria dei mesi dell’anno, tenendo a mente che gli antichi non rappresentavano mai quelli invernali. 

La lettera di Ficino
Un’altra complessa e suggestiva interpretazione identificherebbe Venere con Humanitas, ovvero le attività spirituali dell'uomo, colei che separa i sensi dai valori spirituali, aiutata da Mercurio, emblema della Ragione, che guida le azioni umane rifuggendo passione intemperanza, mentre il trio composto da Zefiro, Cloris e Flora diventerebbe il simbolo Primavera, ovvero di della natura intesa non tanto come stagione dell'anno, bensì come forza universale dal potere rigenerativo

Questa supposizione trova riscontro in una lettera che il filosofo Marsilio Ficino scrisse nel 1447 a Lorenzo Il Magnifico, augurandogli di trovare nella Venere Humanitatis tutto l’equilibrio che possedeva tra le sue innumerevoli doti naturali.

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