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Cronaca

Dall'indagine sull'attentato a Betori: “Caso di pedofilia tra i preti fiorentini”

Panorama ha lanciato un'anticipazione di un servizio su un presunto caso di pedofilia. La procura ci sarebbe arrivata mentre indagava sull'attentato a Betori

Manca poco, qualche giorno all’uscita nelle edicole, ma è bastata un’anteprima per alzare un vespaio di polemiche su quello che sarebbe un nuovo caso di pedofilia tra i preti fiorentini. Ad anticipare la notizia, sul prossimo numero, il settimanale Panorama. Ad accusare il sacerdote, don Daniele Rialti, sarebbero alcuni fedeli e un parroco. Don Rialti, 59 anni, giudice del tribunale ecclesiastico diocesano e sacerdote dell'Opera Madonnina del Grappa, tre anni fa era stato trasferito in un'altra parrocchia dall'arcivescovo, ora cardinale, Giuseppe Betori.

ATTENTATO - Da quanto riporta il settimanale, la procura sarebbe arrivata a scoprire il caso di don Rialti mentre indagava sull'attentato subito, il 4 novembre scorso, dall'arcivescovo monsignor Giuseppe Betori nel quale il suo segretario, don Paolo Brogi, rimase ferito da un colpo di pistola. A sparare, secondo gli inquirenti, fu Elso Baschini, 73 anni.
L'anziano, secondo quanto raccontato da un testimone, il marocchino Mohamed Kahoul Toufik a cui Baschini avrebbe offerto 20 mila euro per averlo come complice, voleva arrivare all'oro che sarebbe stato custodito in curia. La vicenda di don Rialti, spiega il settimanale nell' anticipazione, non avrebbe comunque alcun legame con l'inchiesta sull'attentato anche se alcuni testimoni, intervistati da Panorama, sono stati ascoltati dalla polizia anche in relazione all'attentato.

DIFESA – Il sacerdote fiorentino respinge le accuse dicendo che sono solo calunnie: “Non ho mai avuto problemi di questo genere”, e di aver già dato mandato ai suoi legali. "Io non sono mai stato sentito dalla polizia - continua don Rialti - e non ho mai avuto problemi. Ho la fedina penale pulita".

DIOCESI - Da quando l'arcivescovo Giuseppe Betori ha preso possesso della diocesi, "in tutti i casi in cui gli sono giunte notizie di possibili abusi in materia sessuale nei confronti di minori da parte di ecclesiastici, l'arcivescovo di Firenze ha proceduto, come prescritto, a un'accurata ponderazione circa la verosimiglianza di tali notizie".  Nel caso che riguarderebbe don Daniele Rialti, secondo quanto spiega la curia "all'arcivescovo non sono emersi specifici fatti ascrivibili ad abusi in materia sessuale nei confronti di minori".  "L'azione – continua la nota - per giungere al giudizio di verosimiglianza è stata sempre condotta ascoltando più persone che potevano essere informate su eventuali fatti e sentendo lo stesso accusato" precisa ancora la curia. Nel caso citato dal settimanale proprio questo "non ha permesso l'avvio di un'indagine previa che in sede canonica, è possibile soltanto 'ogni qualvolta l'Ordinario abbia notizia, almeno probabile di un delitto" conclude la nota citando il Codice canonico, e ricordando che, "in altri casi, peraltro noti alla stampa, non é mancata, d'intesa con la Congregazione per la Dottrina della Fede, l'avvio dell'indagine previa, a cui ha fatto seguito il processo e la sentenza di condanna".

 

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