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Cronaca

Aborto, protesta al consolato Usa: “E' un diritto umano, deve essere accessibile, libero e gratuito” / FOTO

Presidio di 'Non Una di Meno': “Brutta aria dagli Usa, in Italia obiezione di coscienza al 70% e ancora stigma contro chi decide di abortire”

Presidio delle attiviste di 'Non Una di Meno', nel tardo pomeriggio di ieri, nei pressi del consolato Usa di lungarno Vespucci, per protestare contro la sentenza della Corte Suprema statunitense che nelle scorse settimane ha ribaltato la sentenza del 1973 che garantiva il diritto all'aborto a livello federale, consentendo così ai singoli Stati Usa di vietare l'aborto o porre limiti molto stringenti ad esso.

“Con le nostre voci e i nostri corpi abbiamo manifestato tutta la nostra sorellanza con le sorelle americane che in queste settimane stanno protestando contro la scellerata decisione della Corte Suprema di abolire il diritto all'aborto, scelta che riguarda tutte noi”, dicono le attiviste, che si sono presentate con pentole, grucce che simboleggiano l'aborto illegale e mani verniciate di rosso come il sangue, rivendicando il diritto all'aborto come un diritto umano universale, accessibile a tutte libero, gratuito e a livello universale.

'Il corpo è mio e lo gestisco io', 'Sui nostri corpi decidiamo noi', 'Di aborto si muore, fuori gli obbiettori dagli ospedali', 'Abortisci il patriarcato', 'L'aborto è assistenza sanitaria, l'assistenza sanitaria è un diritto umano', si leggeva su alcuni dei cartelli tenuti dalle manifestanti, molti scritti in inglese.

“Vogliamo essere libere di scegliere sui nostri corpi, perché il diritto a un aborto legale, sicuro e gratuito è un diritto umano e negare l'aborto è femminicidio di Stato. Non accetteremo in silenzio questo stato di cose, perché i venti che soffiano dagli Usa sono gli stessi che qui parlano di obiezione di coscienza al 70% a livello nazionale e di stigma per chi decide di praticare una Interruzione di gravidanza, parlano di gruppi e associazioni antiscelta finanziate con fondi pubblici e a cui viene consentito di entrare in scuole e consultori”, si legge in un testo diffuso da Non Una di Meno.

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“Anche la Regione Toscana ha favorito organizzazioni anti-scelta, attivando nel 2019 un finanziamento di 195.000 euro ogni tre anni al Forum toscano delle 'associazioni per i diritti della famiglia' e aprendo loro la strada per entrare nei consultori pubblici. Tale provvedimento è stato bloccato, ma rischia di ripresentarsi”, dicono ancora le attiviste, che sottolineano la “brutta aria che costringerà le donne americane a praticare aborti illegali e non sicuri e a scappare, per chi può permetterselo, in paesi dove invece è permesso”.

“A pagare il prezzo più alto della decisione della Corte suprema, come sempre, saranno le donne povere e razzializzate, le adolescenti, le persone trans e non binarie. Forzare la gravidanza è violenza sui nostri corpi: il contrattacco reazionario e antiabortista promuove un'idea di società gerarchica, patriarcale e razzista”, si legge ancora nel documento.

“Vogliamo essere libere di scegliere sulle nostre vite, i nostri corpi e i nostri desideri, vogliamo gli obiettori di coscienza e le associazioni anti-scelta fuori da ospedali e consultori, vogliamo che qui in Toscana come altrove vengano riaperti e rifinanziati i consultori, e che vengano davvero applicate le nuove linee di indirizzo della RU496A che prevederebbero la possibilità di abortire farmacologicamente proprio nei consultori, in day hospital, vogliamo – concludono le attiviste di Non Una di Meno -, avere il controllo dei nostri corpi e delle nostre scelte, strappandolo dalle mani insanguinate dello Stato, del potere medico e della Chiesa che vorrebbero riportarci dentro al ruolo riproduttivo, silente e passivo, di brava moglie, madre, santa e bambina, sempre e comunque incapace di scegliere per sé”.

FOTO - Presidio per il diritto all'aborto al consolato Usa

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