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Cronaca

Procreazione assistita per combattere la denatalità: l'Italia prova a cambiare marcia

I figli? Si decide di farli sempre più tardi. PMA nel sistema pubblico in tutto il paese: passo avanti importante

In Italia nascono pochi bambini. E la pandemia ha fatto crollare gli indici di natalità: l’Italia è, nel mondo, il paese con il più alto tasso di denatalità, l’Istat stima che nel 2045 ci saranno 5 milioni di italiani in meno.

Ecco perché lo Stato sembra deciso a rendere più accessibile la Procreazione medicalmente assistita (PMA). Molti centri avevano chiuso con l'arrivo dell'emergenza Covid. Ma ora sembra arrivata la svolta: il Tavolo con il Ministero della Salute ha proposto che questa pratica sia coperta dal sistema sanitario nazionale in tutte le regioni. Un passaggio che avverrà dopo la conclusione dei necessari passaggi al Ministero dell'Economia ed in conferenza Stato-Regioni.

La richiesta di PMA è in ascesa, in una società in cui le scelte di vita fanno prevalere spesso il lavoro, laddove l'apice della fertilità la abbiamo fra i 20 e i 35 anni. In sostanza "si decide di avere un figlio in età sempre più avanzata e quindi con sempre meno probabilità di riuscita. La PMA diventa così un fenomeno di massa: sono circa 17.000 i bambini in Italia nati grazie alla fecondazione assistita, quasi il 5% del totale. E ci sono ancora significativi margini di crescita se si pensa che nel nord Europa la percentuale è quasi del 10%", dice l’avvocato Gianni Baldini, direttore di Fondazione PMA Italia, uno dei legali che si sono occupati della Legge 40/2004 (normativa che regolamenta il ricorso a tecniche di procreazione medicalmente assistita e ne consente l’accesso a ogni coppia che abbia problemi accertati di infertilità o di sterilità).

"Non ci saranno più diseguaglianze fra i cittadini italiani. La procreazione assistita finalmente potrebbe uniformarsi e offrire un accesso diretto (gratuito o attraverso il pagamento di un ticket) da Siracusa a Bolzano. – annuncia il coordinatore del tavolo tecnico con il Ministero della Salute e presidente di Fondazione PMA Italia Luca Mencaglia – Un risultato che arriva dopo molte battaglie e che determinerà una vera e propria rivoluzione”.

Oggi la Toscana, insieme alla Lombardia, è una delle regioni virtuose dove la procreazione assistita è già garantita dal sistema sanitario pubblico al costo di un ticket che, secondo una delibera del 2019, può variare da 100 a 500 euro a tentativo. Con questa scelta l'Italia prova ad uniformare la situazione e, quindi, anche ad evitare i cosiddetti "viaggi della speranza".

“Per anni il tema della Procreazione Medicalmente Assistita non è stato all’ordine del giorno nel nostro Servizio sanitario nazionale - ha sottolineato il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri - Il Ministero della Salute ha deciso di affrontare questo tema con l’obiettivo di eliminare le disparità esistenti nell’accesso al servizio, istituendo nel giugno 2021, su mia iniziativa, un tavolo di lavoro all’interno del quale sono state ascoltate le voci di tutti gli stakeholder, tra cui i centri di fecondazione assistita e le associazioni dei pazienti. I risultati del lavoro del tavolo sono stati acquisiti nella stesura di un nuovo schema dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) per la Procreazione Medicalmente Assistita, che finalmente renderà questo servizio realmente fruibile in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale. Affinché i LEA diventino effettivamente operativi, occorre adesso che si concludano i passaggi previsti dal nostro ordinamento giuridico, che prevedono l’approvazione da parte del Ministero dell’Economia e Finanze e della Conferenza Stato-Regioni. Confido in una rapida conclusione di questo iter”. 

Fino a questo momento le prestazioni PMA sono state totalmente a carico del cittadino con costi complessivi che vanno dai 5 ai 10 mila euro e migrazioni obbligatorie verso le regioni che erogano questo genere di servizio al paziente: "Le prestazioni diventerebbero così totalmente a carico del sistema nazionale per tutti gli abitanti del nostro Paese, che non dovranno più trasferirsi dal centro al nord visto che tutte le regioni verranno attrezzate per svolgere questo servizio. – spiega Mencaglia - Consideriamo che ogni anno in Italia sono 100 mila le prestazioni di PMA, di cui il 60% in centri privati e il 40% in centri pubblici o convenzionati, spesso con liste di attesa di oltre 2 anni. Che per la fertilità sono tempistiche davvero improponibili".

"Se la sanità pubblica investe in questo credo sia un investimento che non toglie a nessuno, anzi, restituisce alla comunità", sottolinea ancora l'avvocato Baldini, che spiega come questa pratica potrebbe far accrescere la natalità: "Chi non aveva disponibilità economica, - osserva - adesso potrebbe accedere ai servizi. Parliamo di costi di mercato che fra visite e tutto si aggirano intorno ai 4.500/5.000 euro per la fecondazione omologa (quindi con i gameti della coppia) e sui 7.000/8.000 per la fecondazione eterologa (gameti donati da individui esterni alla coppia). Quando il decreto sarà legge si avrà l’accesso libero non solo nella propria regione ma le coppie saranno libere di viaggiare in ogni parte d’Italia senza dover sopportare costi aggiuntivi. C’è solo da auspicare che l’iter burocratico si concluda il più presto possibile".

Ma è vero che i farmaci usati sono dannosi per la salute della donna e che i bambini nati con PMA possano avere delle problematiche/patologie più alte? "Non è vero. - spiega l'avvocato Baldini - Anzi: visto il maggior controllo dovuto alla medicalizzazione del fenomeno (concepimento-gestazione-parto) è forse più vero il contrario". Per non parlare della "fake news" che i bambini nati in questo modo non abbiano gli stessi diritti, sotto il profilo giuridico, degli altri. 

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