A Palazzo Vecchio un convegno per non rimanere indifferenti: “Le donne e l’Iran”
Il dibattito rientra nelle iniziative in occasione della Giornata internazionale della donna
Ripudiare l’indifferenza per mantenere alta l’attenzione davanti alle tragedie del nostro secolo. Da questa riflessione è partito il dibattito nella sala d’arme di Palazzo Vecchio dal titolo “Le donne e l’Iran”. Alla vigilia della giornata internazionale della donna, istituzioni, docenti universitari e studenti si sono confrontati sulla portata sociale e culturale delle rivendicazioni nel paese mediorientale. Dopo la morte della giovane iraniana Mahsa Amini, arrestata dalla polizia morale e morta lo scorso 16 settembre, il paese ha visto scendere in piazza tantissimi ragazzi e le stesse manifestazioni sono state organizzate in tutto il mondo, anche in Italia e a Firenze. Soprattutto il mondo della scuola e dell’università si è interrogato sulle conquiste ancora urgenti in merito alla parità di genere. La rettrice dell’ateneo fiorentino Alessandra Petrucci ha sottolineato: “Come università, sede della conoscenza, siamo sensibili alla difesa dei diritti umani, dobbiamo essere in prima linea per sostenere chi viene discriminato perché la cultura è il pilastro della democrazia. Anche l’Università di Firenze è impegnata a sostenere la battaglia delle donne iraniane. Abbiamo avuto delle studentesse di quel paese accolte. Se ascoltiamo bene le loro storie, chi è andato via dall’Iran, avrebbe voluto continuare a combattere nella propria terra per il bene di tutti. Lo slogan ‘donna, vita, libertà’ ha un significato profondo, che vuole sradicare da quella tradizione un soffocante patriarcato ancora esistente”.
A rappresentare il Comune di Firenze erano presenti la vicesindaca Alessia Bettini e gli assessori all’Immigrazione Sara Funaro e Benedetta Albanese alle Pari opportunità. Nel suo intervento la vicesindaca si è chiesta cosa si può fare concretamente per diventare cittadini attivi: “Come possiamo fare ogni giorno per essere d’aiuto a quelle donne, a quegli uomini che stanno lottando per il diritto di libertà? Da quest’altra parte del mondo, dobbiamo mettere in campo tutte le nostre forze per dare solidarietà a quel popolo. Firenze punta molto sulla cultura, sull’arte e quindi noi dobbiamo essere questo, scandalo, conoscenza. Ecco che le mostre, i flashmob, i convegni diventano una partecipazione attiva alle problematiche che affliggono questi paesi”.
Le tragedie degli ultimi anni hanno toccato i più deboli, spesso le donne sono state le prime vittime dei regimi autoritari che hanno creato discriminazione e distanze sociali enormi. L’assessore all’Immigrazione Sara Funaro: “Voglio partire da questa riflessione. Negli ultimi anni, abbiamo assistito impotenti a troppi drammi umani a ogni latitudine. Quando il 15 agosto 2021, i talebani hanno ripreso il controllo dell’Afghanistan, quel paese è tornato indietro di secoli. Le donne sono state costrette a indossare di nuovo il velo integrale, sono stati cancellati tutti i loro diritti. Poi è scoppiata la guerra in Ucraina, più vicina a noi. All’inizio c’è stata una grande attenzione dell’opinione pubblica, ma ora man mano sta scemando. Lo stesso è accaduto con le repressioni delle manifestazioni in Iran, dopo la morte di Mahsa. Ci si muove troppo spesso sull’onda dell’emotività, poi tutto passa e anche attraverso i media non sentiamo più parlare di queste tragedie. È il compito delle istituzioni tenere alta l’attenzione su queste storie, laddove i diritti umani vengono calpestati. Non dobbiamo mai cadere nell’indifferenza”. Anche l’assessore alle Pari opportunità Benedetta Albanese ha insistito sul compito delle istituzioni e il ruolo della scuola: “L’8 marzo è una giornata simbolo per tutte le donne, ma non deve essere l’unico momento di riflessione. Ogni giorno dobbiamo ricordarcene. Tutto deve partire dalle scuole. Dobbiamo ricordarci che si studia per non farci mettere nozioni in testa, per avere una forte capacità critica. La potenza della protesta iraniana è arrivata fin qui. E noi istituzioni dobbiamo fare da cassa di risonanza, dobbiamo essere in mobilitazione costante”.