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Cronaca

Ospedale di Torregalli, senzatetto dormono in sala d'aspetto: “E' emergenza, a rischio sicurezza e igiene”

L'accusa del sindacato: “Questa situazione a causa di una decisione della direzione sanitaria”

Da alcuni giorni diversi senzatetto dormono all'interno dell'ospedale di Torregalli, creando notevoli disagi al personale, tra amministrativi, infermieri e medici. Così almeno denunciano i sindacati.

“A causa di una decisione della Direzione sanitaria da una settimana 8-9 senza fissa dimora passano la notte dentro l’ospedale, con problemi di sicurezza e di salubrità degli ambienti per operatori e pazienti”, denuncia Alfredo Mazzarella, referente Fp-Cisl per l'ospedale Torregalli - San Giovanni di Dio.

“Siamo venuti a conoscenza che la direzione sanitaria dell’ospedale ha detto ai vigilanti notturni che i senza fissa dimora che abitualmente cercano riparo notturno nei locali dell’ospedale non devono più essere accompagnati all'uscita, ma portati vicino alle macchinette del caffè, dove ci sono delle sedie, che durante il giorno servono per i pazienti che devono fare delle visite e per i loro parenti”, continua Mazzarella.

“Non vogliamo certo prendercela con chi non ha una casa, ma pensiamo che si tratti di una scelta sbagliata, sia per i pazienti che per gli operatori dell’ospedale”, dice il sindacalista, che riporta come la situazione sia divenuta molto difficile sia per chi all'interno dell'ospedale lavoro che per pazienti e visitatori.

“Il risultato infatti è che da una settimana 8-9 senza fissa dimora passano la notte e a volte anche le giornate in questi locali, sdraiati sulle sedie o a terra, importunando i pazienti e i loro parenti con richieste continue di soldi. Spesso sono ubriachi, al mattino lo spettacolo che si trovano di fronte pazienti e operatori non è bello: sporcizia, disordine e talvolta il pavimento è stato anche usato come un bagno. Chi lavora in portineria (spesso donne) di notte, per il timore, si è dovuto chiudere a chiave dentro”, si legge in una nota diffusa.

“Questa non è la soluzione migliore. Chiediamo all'azienda di attivarsi piuttosto con le strutture pubbliche o del volontariato perché prendano in carico e aiutino queste persone. Non è possibile - conclude Mazzarella -, mettere a rischio la sicurezza degli operatori, né compromettere l’igiene e la salubrità degli ambienti di un presidio sanitario, anche per i pazienti e per i loro parenti”.

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