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Cronaca Bagno a Ripoli

Ospedale Ponte a Niccheri, stato di emergenza in sala operatoria: “Bisogna sbloccare il turnover”

Mangiola, Rsu Cobas: “Turni massacranti per i lavoratori. Aspettiamo di parlare con l’azienda dal 2019”

I lavoratori dell’ospedale di Ponte a Niccheri hanno dichiarato lo stato di agitazione. In particolare infermieri e operatori socio-sanitari del pronto soccorso hanno bloccato la loro disponibilità sulla produttività aggiuntiva, un monte ore che serve ad abbattere le liste d’attesa in sala operatoria e sopperire alla mancanza di personale.

Stamattina i sindacati della Sanità hanno convocato una conferenza stampa per spiegare le ragioni dello stato di agitazione che interessa gli operatori del pronto soccorso dell’ospedale Santa Maria Annunziata. Simone Baldacci, delegato Rsu Cgil: “Il problema è concentrato sulle sale operatorie di Ponte a Niccheri. In queste ultime settimane c’è stato una carenza di personale esperto strumentista. Questo ha comportato un disagio fortissimo dei lavoratori. I dipendenti hanno partecipato a un’assemblea con noi sindacalisti. Hanno bloccato le produttività aggiuntive, ore straordinarie che vengono chieste per l’abbattimento delle liste di attesa. Si tratta di una sessantina di ore mensili, pagate con una quota oraria intorno ai 33 euro lordi”.

Le liste di attesa sono aumentate durante la pandemia e nel frattempo le organizzazioni sindacali lamentano il turnover bloccato da troppo tempo. “Gli operatori hanno voluto portare alla luce un problema di sicurezza e di organizzazione di lavoro che non funziona ormai da qualche mese – ha spiegato Baldacci –. C’è il blocco delle assunzioni da due anni. Il personale ferrista, gli strumentisti chiedono mobilità o vanno in pensione. Tutto questo ha portato alla perdita di questo personale specializzato. Come Rsu, ci siamo allarmati perché l’azienda non ha saputo dare una risposta urgente. Per ogni unità che si perde, deve essere subito formato personale sostitutivo con la giusta preparazione, con almeno sei mesi di formazione”. 

I problemi di assunzione e di avvicendamento del personale si aggiungono ad altre questioni legate alla sicurezza. Domenico Mangiola, Rsu Cobas: “All’azienda chiediamo già da quattro anni un incontro, da prima dell’emergenza Covid. Noi insistiamo per portare avanti una tutela dei lavoratori efficace. L’azienda non ci ha mai risposto. Vogliamo la sicurezza per gli utenti e per i lavoratori. Solleviamo la questione della sanificazione delle sale. C’è il problema del microclima e i lavoratori sono stati persino spostati in altre sale operatorie per operare in condizioni migliori, ma si ripresenterà di nuovo quest’estate. Poi c’è il turnover che doveva essere pianificato da tempo. Quando parliamo di produttività aggiuntiva volontaria, stiamo descrivendo la giornata di un lavoratore che svolge la sua mansione, poi deve rimanere anche due ore a lavorare e magari ha la reperibilità per il turno di notte. Diventano orari massacranti. L’obiettivo di questo stato di agitazione è parlare con l’azienda e risolvere questa situazione, che va avanti da troppo tempo. Non vogliamo che si arrivi allo spostamento di dipendenti da altri presidi, altrimenti andremmo a gravare su altre attività”. 

I sindacati chiedono soprattutto di generare un ricambio di personale che permetta il regolare svolgimento nelle ore di lavoro e garantire la giusta formazione degli operatori. “Parliamo di personale che ha competenze specifiche, vanno formati nel modo adeguato perché lavorano in sale operatorie – ha chiarito Alfredo Mazzarella, delegato sindacale Cisl: “In quel contesto si genera molto stress sugli operatori, c’è il rischio di fare degli errori. Non dobbiamo arrivare alla produttività aggiuntiva volontaria. Bisogna organizzare i turni e garantire un lavoro sereno. Finora c’è stato un muro con l’azienda. Per questo abbiamo deciso di bloccare la produttività aggiuntiva volontaria, per spingere a fare di più sulla sicurezza del personale. Chiediamo un’organizzazione migliore, che l’azienda si metta al tavolo con noi”.

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