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Cronaca

Opg di Montelupo, Cgil: grave il trasferimento a Sollicciano dei pazienti gravi

Il sindacato esprime "preoccupazione e forte perplessità per la soluzione individuata dalla Regione" perché "anziché risolvere un problema si rischia seriamente di crearne due"

Sul futuro degli internati dell’Ospedale psichiatrico giudiziario (Opg) di Montelupo Fiorentino, la Cgil esprime “preoccupazione e forte perplessità per la soluzione individuata dalla Regione” perché “anziché risolvere un problema si rischia seriamente di crearne due”.  Se la legge Marino impone la chiusura delle strutture, la gestione degli ex internati, ricorda il sindacato, è demandata alla Regione Toscana e al Servizio sanitario nazionale. La Regione quindi, per quei pazienti in situazione di maggiore gravità, non dimissibili, ha optato per l’ala dedicata alla detenzione attenuata del Mario Gozzini, più noto come carcere di Solliccianino.

Una scelta contestata dai detenuti- preoccupati di dover tornare, almeno parte di loro, nelle carceri ordinarie per far posto agli internati gravi- e dal sindacato che rintraccia “l’evidente rischio di compromettere una esperienza di rilevante valore sociale e civile come quella della custodia attenuata prevista all'istituto Gozzini.  Una struttura, quella di Solliccianino, impegnata sin al 1989 nella realizzazione di interventi terapeutici e psico-socio-educativi a favore di una parte della popolazione detenuta. Un fiore all'occhiello nel settore del trattamento riabilitativo e del reinserimento sociale, così come previsto dalla Costituzione”.

Per la Cgil Funzione pubblica, inoltre, altro fondamentale elemento di preoccupazione sta proprio nella legge Marino, che ha disponendo la chiusura degli Opg, ha escluso che le Rems, strutture residenziali socio-sanitarie per l’esecuzione della misura di sicurezza, siano collocate all'interno di strutture penitenziarie come è appunto l’istituto Mario Gozzini. “Si  disattendono in tal modo- sottolinea il sindacato- il senso e le finalità della legge che ha voluto separare il trattamento sanitario, pur in situazione di custodia e di sicurezza, dalla condizione detentiva.

Infine, conclude la Cgil, i lavoratori “che non sono solo dipendenti pubblici, ma anche quelli che lavorano per i servizi esternalizzati, hanno diritto di sapere quale sarà il loro destino lavorativo e come dovranno organizzarsi con le loro famiglie. In questi anni si è costituito un patrimonio di professionalità che non può essere disperso o dequalificato”.

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