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Cronaca

Furti: tornano a casa sei opere d'arte trafugate, un dipinto era in un ristorante

L'operazione dei carabinieri nata dalla segnalazione di un militare a cena nel locale. Ristoratore estraneo ai fatti

Sei opere d'arte tornano a casa grazie alle indagini dei carabinieri per la tutela del patrimonio culturale. Quattro dipinti - frammenti di una pala d’altare -,un reliquiario e la scultura di un angelo in legno policromo saranno riconsegnate il 23 maggio 2021 alle ore 11 presso la chiesa del SS. Salvatore di Calvanico (SA) dai comandanti dei nuclei per la tutela del patrimonio culturale di Napoli e Firenze, maggiore Giampaolo Brasili e capitano Claudio Mauti, al parroco, don Vincenzo Pierri, alla presenza del sindaco Francesco Gismondi.

Le opere d’arte sono state trafugate nel 1976 e nel 2011, in particolare, la pala d’altare “Madonna del Rosario” venne asportata il 14 maggio 1976 dalla chiesa del SS. Salvatore di Calvanico, mentre il reliquiario e l’angelo policromo erano posti nel tabernacolo della chiesa della Madonna delle Grazie di Calvanico (nel 2011).

Queste restituzioni sono il frutto di due distinte indagini condotte parallelamente dal nucleo tpc di Napoli e da quello di Firenze. L’attività è nata per caso, dalla segnalazione di un militare del reparto specializzato dell’Arma, che aveva notato in un ristorante fiorentino uno dei quattro dipinti, poi recuperato, intuendo che potesse trattarsi di un frammento di un’opera molto più grande.

Tra oltre un milione e trecentomila beni da ricercare presenti nella “Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti”, i carabinieri sono riusciti a risalire alla maestosa pala d’altare da cui proveniva l’opera parziale, riuscendo così a individuare anche altri tre frammenti.

Il titolare del ristorante, artista e appassionato d’arte, risultato in buona fede, aveva acquistato le opere negli anni Settanta presso la fiera antiquaria di Arezzo: egli, colpito da un male incurabile, desidera assistere alla restituzione delle tele alla chiesa di Calvanico da cui erano state rubate, felice di averle conservate e preservate per così tanto tempo. La procura di Firenze, riconoscendo al ristoratore l’estraneità ai fatti, ha concesso l’autorizzazione alla restituzione.

La complessa investigazione svolta dal nucleo di Napoli, coordinata dalla procura partenopea, ha portato al recupero del reliquiario e dell’angelo. L'operazione ha permesso di individuare con base logistica in Campania che ricettava beni preziosi rubati da luoghi di culto e istituti religiosi collocati sull’intero territorio nazionale. Le indagini hanno permesso di accertare che la banda era attiva già da numerosi anni nel settore dell’antiquariato e dei beni ecclesiastici grazie alle specifiche conoscenze dei ricettatori che, appassionati d’arte o, in alcuni casi, ex titolari di negozi, erano il tramite per la commercializzazione degli oggetti proventi di furto.

L’iter era consolidato: alcuni avevano il compito di effettuare sopralluoghi per individuare luoghi di culto vulnerabili e non vigilati, altri si occupavano del reperimento dei beni per individuare i canali illeciti di vendita, ad altri ancora spettava infine la collocazione dei pezzi rubati, dai mercati rionali per gli oggetti di minore rilevanza a trattative private nel caso di opere di notevole valore commerciale.

Di fondamentale importanza, per l’individuazione dei beni, è risultata la comparazione delle immagini degli oggetti sequestrati con quelle contenute nella “Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti”, gestita dal comando tpc.

Gli oggetti recuperati, derivanti da 55 furti compiuti sull’intero territorio nazionale (da Bolzano a Catania), provengono in prevalenza da chiese e abitazioni private. Tra i più rilevanti da ricordare, l’intero tesoro di San Donato, asportato dalla chiesa di Santa Maria degli Angeli di Acerno (SA), e due busti in legno raffiguranti San Paolo e San Pietro, rubati dalla chiesa di San Carlo a Cave (RM).

La restituzione di oggi, che rientra nell’ambito della collaborazione tra i carabinieri e i titolari degli uffici diocesani preposti al patrimonio culturale ecclesiastico, segue di poco l’operazione “Res Ecclesiae”, compiuta dal nucleo tpc di Cagliari, che aveva smantellato un gruppo di finti restauratori dediti a raggiri ed estorsioni ai danni dei parroci e dei responsabili di altri luoghi di culto.
 

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