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Cronaca

Caso Open, davanti alla Consulta il conflitto d’attribuzione tra Senato e Procura di Firenze

Si decide sulla legittimità dei sequestri delle chat con Renzi

Udienza pubblica ieri a Palazzo della Consulta per la decisione di merito sullo 'scontro' tra Senato della Repubblica e Procura della Repubblica presso il tribunale di Firenze, relativo all'acquisizione agli atti di messaggi di testo, e-mail e di un estratto del conto corrente bancario del senatore e leader di Italia Viva, Matteo Renzi, nell'ambito dell'inchiesta 'Open'.

La procura di Firenze, secondo il conflitto sollevato dall'Aula di Palazzo Madama, ha acquisito la corrispondenza riguardante l'ex premier senza chiedere né ottenere l'autorizzazione del Senato e, per questo, avrebbe "leso la sfera di attribuzione del potere costituzionalmente garantito al Senato della Repubblica e, per esso, ai suoi componenti" dall'articolo 68, comma 3, della  Costituzione. Il conflitto di attribuzioni era stato dichiarato ammissibile lo scorso novembre dalla Corte Costituzionale.

Il confronto

E' durato due ore, il confronto davanti ai giudici della Corte costituzionale chiamati a stabilire se i magistrati fiorentini che hanno acquisito al fascicolo delle indagini e-mail, sms, messaggi WhatsApp e un estratto del conto corrente bancario personale di Matteo Renzi, coperto dall'immunità parlamentare, senza chiedere l'autorizzazione al Senato, abbiano violato le prerogative del leader di Italia Viva e di Palazzo Madama. Due ore al termine delle quali le opposte posizioni, illustrate dal giudice costituzionale Modugno, sono rimaste tali, ovvero inconciliabili.

Per gli avvocati del Senato, Vinicio Settimio Nardo e Giuseppe Morbidelli non ci sarebbe dubbio che le prerogative del parlamentare di Scandicci siano state violate, perché i messaggi telematici rientrerebbero a pieno titolo nella nozione di corrispondenza tutelata dall'articolo 68 della Costituzione e dall'articolo 4 della legge 140 del 2003. Così come costituisce corrispondenza tra la banca e il cliente, soggetta alla stessa tutela, l'estratto del conto corrente.    

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Per il legale della procura di Firenze, l'avvocato Andrea Pertici, invece non sarebbe stata violata alcuna norma. Perché i messaggi di posta elettronica e WhatsApp sono stati acquisiti a seguito del sequestro dei cellulari di due imprenditori, Ugo Vincenzo Manes e Marco Carrai, indagati nella stessa inchiesta. E ciò che è stato sequestrato, estratto conto compreso, costituirebbe dunque documentazione e non corrispondenza. In base a ciò, non sarebbe servita alcuna autorizzazione.

"Mi pare che la procura abbia agito nel rispetto delle norme costituzionali rilevanti e di quelle di esse attuative di legge ordinaria per come è formulata - ha detto Pertici - cosa che è l'esclusivo oggetto della presente controversia e che nulla sia da eccepire rispetto al suo modo di agire. Qui si sta discutendo della applicabilità dell'articolo 68, terzo comma della Costituzione. Non delle garanzie degli imputati in generale".

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"Mi chiedo che cosa avrebbe dovuto fare la Procura? Sta svolgendo delle indagini - ha aggiunto il legale - e sequestra dispositivi non di parlamentari che ritiene potrebbero essere utili per le sue indagini: si pretendeva forse che ci si arrestasse di fronte a qualunque dispositivo che contenga materiali riferibili ad un parlamentare?"  

Ma secondo l'avvocato Morbidelli, "i rapporti tra Renzi, Manes e Carrai sono strettissimi, come si ricava dai messaggi. C'è una familiarità. Sono rapporti che conoscono tutti, tanto più doveva conoscerli la procura, che ha indagato tutta la famiglia Renzi, senza che si sia giunti mai a nessuna sentenza, anzi nel caso dei genitori sono stati pienamente assolti. Nessuno chiede alla procura di avere capacità divinatorie, ma vedendo che Renzi si contatta continuamente a loro, un campanello d'allarme per chiedere l'autorizzazione in ossequio alle norme costituzionali, sicuramente c'era".

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E non c'è dubbio, secondo Morbidelli, che "Renzi è sempre stato il vero e proprio bersaglio" delle indagini su Open.

La camera di Consiglio e la decisione

Dopo il confronto, la Corte si è riunita in Camera di consiglio per stabilire, tra le varie cause in ruolo, chi abbia ragione fra Matteo Renzi e la procura di Firenze. Non si conoscono, al momento, i tempi della decisione.

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