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Cronaca Lastra a Signa

Stermina la famiglia e si spara mentre è in vacanza a Potenza: Malmantile sconvolta

Il 67enne ha sterminato la famiglia mentre si trovava in vacanza in Basilicata. L'uomo ha sparato a moglie e figli poi si è suicidato

“Era un padre affettuoso, voglio che si sappia”  ricorda così Valter il suo vicino di casa, Vito Tronnolone, il 67enne che all’alba ha sterminato la sua famiglia in un raptus omicida. Una mattanza che ha visto cadere sotto i colpi di una calibro 38 la moglie di 57 anni, Maria Stella Puntillo, e i due figli, Chiara e Luca. La prima di soli ventisette anni. Il secondo, 32enne, con una disabilità acuta sin dal parto.  

All’alba la strage,  avvenuta a San Fele, luogo natio della famiglia - paesino di tremila anime nel potentino - teatro dell’omicidio - suicidio. Sì suicidio perché l’ex carrozziere, ora in pensione, dopo aver distrutto la sua famiglia si è sparato. Prima di farla finita Vito ha telefonato ai parenti, le sorelle dell’uomo vivono a Lastra a Signa, per confessare la mattanza: "Ho ammazzato tutti e ora mi ammazzo io" ha detto a chi lo ascoltava dall'altro capo del telefono. Poi l'ultimo colpo di pistola.  
Accanto alla casa dei Tronnolone, partiti il 18 luglio per le vacanze, un continuo viavai di vicini e amici increduli, sbigottiti e scombussolati. Stamani i carabinieri sono entrati nella casa della famiglia a Malmantile, frazione di Lastra a Signa, portando via un computer. Gli inquirenti lucani sembrano escludere tra le cause della strage le difficoltà per la presenza in famiglia di un figlio disabile. Ieri, però, il 67enne era stato visitato all’ospedale di Melfi dove gli avrebbero riscontrato dei problemi di pressione. Forse anche il pensiero di non poter star più vicino al figlio l’avrebbe portato a compiere l’estremo gesto.
MORTI POTENZA-2-2
Chi lo conosceva ora ripensa a quell’uomo che non si vedeva quasi mai al circolo del comune sulle ridenti colline della provincia. L’ex carrozziere, descritto come una persona riservata, spesso passeggiava con il figlio dinnanzi alle villettine a schiera dove viveva. Lo accudiva in modo costante: “Luca era dolce e veniva seguito notte e giorno dai genitori”.  “Il loro cruccio era come potesse andar avanti il figlio quando loro non avrebbero più potuto assisterlo” spiegano i vicini. Il 67enne “usciva a prendere il figlio tutti i giorni quando tornava con il pulmino dalla scuola dell’assistenza sociale”.

E ancora i dirimpettai: “Lo vedevo affacciarsi in modo triste al balcone ogni sera, forse era un modo per evadere”. La figlia aveva raggiunto il resto della famiglia solo qualche giorno fa. Era la prima volta che scendeva in Basilicata, giovedì aveva urlato ai suoi amici su facebook quanto fosse felice di essere lì.

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