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Cronaca

"Non è extravergine": anche l'olio toscano nel mirino dei giudici

Carapelli e Bertolli fra le aziende coinvolte nell'inchiesta della procura di Torino sulla qualità del prodotto: "Venduto ad un prezzo del 30-40% superiore"

Ci sono anche l’azienda fiorentina Carapelli (la cui sede principale si trova a Tavarnelle Val di Pesa), oltre alla lucchese Bertolli, fra i marchi finiti nel mirino per l’inchiesta della procura di Torino sugli “oli contraffatti”. Sette grandi marchi italiani di olio d'oliva sono finiti sotto la lente delle indagini del sostituto procuratore Raffaele Guariniello, per il reato di frode in commercio: l'olio etichettato come extravergine sarebbe invece semplicemente olio vergine d'oliva, prodotto conuna lavorazione meno pregiata.

L'indagine sarebbe partita da un'inchiesta giornalistica del mensile specializzato, Test, che avrebbe scoperto la mancanza di proprietà organolettiche dell'olio extravergine nei sette marchi esaminati: 9 delle 20 bottiglie che fatte esaminare erano state bocciate. Il magistrato torinese avrebbe fatto ripetere le analisi dai Nas che avrebbero confermato i risultati. Un’altra bella tegola per la sicurezza sulle tavole italiane (e toscane) e sulla tutela del consumatore e del marchio made in Italy. 

Il responso delle indagini dei Nas farebbe emergere un olio meno pregiato, meno costoso, ma proposto agli acquirenti con un prezzo superiore anche del 30-40 per cento rispetto alla sua qualità. Guariniello ha iscritto nel registro degli indagati i nomi dei responsabili legali di sette aziende. I marchi, oltre a Carapelli e Bertolli, sono Santa Sabina, Coricelli, Sasso, Primadonna (nella versione confezionata per la Lidl) e Antica Badia (per Eurospin). Le indagini intanto proseguono, prima di tutto per verificare da dove provengano le olive “incriminate”

Coldiretti Toscana, intanto, sostiene che l'indagine rafforza il made in Italy di qualità LEGGI QUI

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