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Cronaca

I lavoratori ex Gkn 'occupano' il consiglio comunale, notte a Palazzo Vecchio: “Risposte o non ce ne andiamo”

La protesta, pacifica, avanti tutta la notte. Applausi ironici a Cocollini (Centro), che attacca i lavoratori per non essersi alzati all'inno nazionale

'Occupato' il consiglio comunale e notte nel Salone dei Dugento, a Palazzo Vecchio, per una trentina di operai ex Gkn. “Aspettiamo atti risolutivi. E' chiaro che non ci aspettiamo che in una notte si risolva tutto, ma che si inizino a vedere fatti. Rimarremo ad oltranza”, aveva annunciato ieri Dario Salvetti, del Collettivo di Fabbrica dei lavoratori ex Gkn.

L'iniziativa degli operai era partita ieri pomeriggio, con la presenza tra i banchi del pubblico del consiglio comunale, dopo l'intervista di Francesco Borgomeo, l'amministratore delegato dell'attuale QF, la ex Gkn appunto, che sulle pagine della Nazione sembrava presagire un'uscita di scena. “Se Regione e Comune si fanno garanti di altri piani - le sue parole -, ben vengano”. Come a dire: posso farmi da parte. Gli operai non hanno ancora ricevuto lo stipendio di ottobre, ma, come sottolinea lo stesso Salvetti, non si tratta solo di quello.

Protesta a oltranza

“Certo, quei soldi devono partire subito e noi siamo qua a guadagnare ossigeno e soldi per famiglie che rischiano di non averlo. Perché probabilmente si vuole togliere ossigeno alla lotta. Gli stipendi ce li devono dare per contratto, ma siamo qui perché vogliamo un vero passo avanti sulla vertenza. Senza non ce ne andiamo”, spiega Salvetti.

“Lo stabilimento deve essere messo a disposizione della nostra progettualità e del territorio per ripartire dopo che, passati dieci mesi, l'attuale proprietà ha fallito”, prosegue Salvetti, chiedendo che “le istituzioni trovino il modo per un intervento pubblico in Gkn, con un controllo pubblico e con finalità pubbliche. Sul lavoro avevo un cronometrista su quanto dovevo produrre in otto ore: ecco, dopo dieci mesi le istituzioni dovrebbero pretendere che i tavoli producano qualcosa di più”.

Nella giornata di ieri a Palazzo Vecchio si erano susseguiti più incontri con la delegazione di lavoratori. Uno di questi li ha visti faccia a faccia con l'ex assessore e neo deputato Federico Gianassi e con l'attuale assessora al lavoro Benedetta Albanese. Nel frattempo, il presidente del consiglio comunale Luca Milani “sospendeva” la seduta, senza “interromperla”, così da fare in modo che il presidio operaio potesse continuare, senza lo sgombero dell'aula.

“Rivendichiamo trasparenza sulla struttura societaria, perché non capiamo cosa sia successo con il passaggio da Melhrose (la vecchia proprietà, ndr) a Borgomeo. Siamo in una situazione paradossale in cui un proprietario dice di non avere un piano industriale, capitali, cassa integrazione e contemporaneamente fa da tappo rispetto al lavoro”, attacca Salvetti.

Palazzo Vecchio: "Pagare stipendi e piano per la reindustrializzazione"

“Siamo vicini alla battaglia dei lavoratori. Oggi affrontiamo due questioni. La prima, il pagamento di quanto dovuto e questo lo chiede il sindaco con forza, immediatamente, perché è un diritto e non una gentile concessione. La seconda riguarda la disponibilità dello stabilimento per verificare e valutare altre proposte che arriveranno per la reindustrializzazione di un sito che ad oggi continua a rappresentare un punto importantissimo per l'area metropolitana e riguarda il futuro di oltre 300 famiglie. Questa crisi deve trovare uno sbocco con il necessario impegno pubblico, anche con le risposte che dal ministero devono arrivare a partire dalla cassa integrazione”, le parole di Albanese.

Le polemiche sull'inno

Qualche momento di tensione, ma la protesta è rimasta sempre pacifica e civile, è arrivato al momento dell'inno nazionale, che suona all'inizio di ogni consiglio. “Grave che gli operai non si siano alzati in piedi”, li riprende il consigliere del gruppo 'Centro' Emanuele Cocollini. “Una fabbrica chiude e c'è chi guarda all'inno”, replica Dmitrij Palagi dai banchi di Sinistra progetto comune, mentre i lavoratori applaudono ironici a Cocollini.

La replica: "Stipendi sempre pagati, io lasciato solo"

Nel tardo pomeriggio arrivano le parole di Borgomeo. “Anche questo mese ho pagato gli stipendi, non ho solo anticipato la cassa integrazione che aspetta una risposta da 10 mesi. Gli stipendi li ho sempre pagati. E sono 10 mesi che anticipo la cassa integrazione senza che nessuno si sia degnato di darmi una risposta, con uno stabilimento occupato e nessun investitore che si vuole più avvicinare. Sono stato lasciato solo da tutti. Ora ci si accorge del dramma di una riconversione abbandonata che nessuno ha voluto affrontare?", le parole dell'imprenditore, che ha rilevato nel dicembre scorso la fabbrica e che nei giorni scorsi ha attaccato la "illegalità” del presidio operaio di fronte alla fabbrica.

La notte a Palazzo Vecchio

Si arriva alla serata, l'altra consigliera della sinistra Bundu si attiva per far arrivare pizze e panini, che gli operai si sono portati anche da casa. Comincia una lunga notte, mentre fuori, in piazza Signoria, altri operai danno vita ad un presidio di solidarietà. Passano la notte in consiglio, assieme agli ex Gkn, i consiglieri della sinistra Bundu e Palagi, il presidente del consiglio comunale Luca Milani, ex sindacalista Fiom, e diversi consiglieri del Pd, tra cui Laura Sparavigna, assieme ad altri dem che si sono alternati, come Patrizia Bonanni, Letizia Perini, Alessandra Innocenti, Mirco Rufilli. E' stata una lunga notte. La protesta continua. Oggi in mattinata il sindaco Nardella dovrebbe incontrare gli operai.

AGGIORNAMENTO - Nardella incontra i lavoratori: la protesta continua

Sotto, il consigliere Palagi e alcuni operai nell'aula occupata

In primo piano il consigliere della sinistra Palagi, dietro i lavoratori ex Gkn

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