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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

L'esperienza del post parto: "Un figlio cambia tutto, alle madri dico: chiedete aiuto"

La morte del piccolo soffocato inavvertitamente ha suscitato sgomento. Quali standard di sicurezza?

Morire inavvertitamente soffocati dalla madre, che si era addormentata nel letto insieme a lui. Il tragico fatto accaduto all'ospedale Pertini di Roma ha suscitato sgomento e riportato all'attenzione un tema molto serio: la situazione di una madre, e della famiglia, nella fase immediatamente successiva al parto.

Ma cosa si può fare per prevenire e affrontare certe criticità? Lo abbiamo chiesto al Direttore di ostetricia professionale dell'Azienda Usl Toscana Centro, Arianna Maggiali. 

Dottoressa, cosa pensa di questo caso e cosa si può fare per prevenire fatti del genere?

"Non entro nel merito dei fatti, sui quali faranno luce gli inquirenti. Indubbiamente dopo il parto inizia una fase delicata. Intanto suggeriamo che la madre che ha partorito sia accompagnata da una persona di sua fiducia. Nella Asl Toscana centro abbiamo un protocollo che riguarda l'osservazione nelle due ore successive al parto, in cui si fa fare il 'pelle a pelle',  che prevede 4 o 5 controlli in base ai casi, e comunque almeno un controllo ogni mezz'ora: annotiamo tutti i parametri di madre e figlio. Poi c'è un campanello, le madri possono chiamare. Una procedura prevista da protocolli internazionali e che c'è in tutti i centri".

E gli standard di sicurezza sono adeguati?

"Abbiamo fatto brochure e cartelloni per dare indicazioni alle madri di non addormentarsi con il bambino nel letto: se si sente stanca di metterlo nella culla oppure di chiamare. Cerchiamo di stare il più possibile con la signora, di più nei rari casi in cui è sola. Sui casi più difficili facciamo controlli più frequenti. I nostri punti nascita hanno guardie 24 ore su 24. Nelle prime ore di vita siamo organizzati per cellule: ogni operatore ha in carico un certo numero di bambini che sa tutto di loro in modo che ci sia sempre una osservazione consapevole. Il personale non manca nell'organizzazione quotidiana: nei punti nascita abbiamo dei minimi e degli standard sotto i quali non si può scendere. E questo vale per tutti gli ospedali"

Dopo il caso di Roma molte madri hanno lamentato difficoltà nel post-parto: cosa si può fare?

"Ci sono casi più ordinari e alcuni più difficili, noi diciamo sempre che bisogna ascoltare alcuni campanelli d'allarme. Ma dev'essere il pubblico ad aiutare a prendere consapevolezza dei problemi che possono nascere. E noi dobbiamo fare di tutto per far conoscere gli strumenti che ci sono".

Quali sono questi strumenti?

"Il sistema sanitario pubblico dà tante opportunità che non conosciamo, vorrei che si conoscessero di più: ci sono consultori aperti 12 ore al giorno. Abbiamo fatto tutto un lavoro per pubblicare anche sul web un vademecum sul percorso nascita, che si trova a questo indirizzo sul sito della Asl. Alle madri dico 'chiedete aiuto'. E questo vale sia per le cose pratiche, perché è già importante che la donna abbia la possibilità di pensare solo al piccolo e non alle incombenze di casa, che per quelle psicologiche. Non bisogna rimanere chiuse e non avvilupparsi in questa spirale: i consultori offrono consulenze con ostetriche, supporto all'allattamento e alla genitorialità o anche eventualmente un supporto psicologico".

In questo contesto come cambia la vita il momento dell'arrivo di un bambino?

"Siamo in momento storico in cui si vuole tutto perfetto: i figli si fanno più spesso in un'età in cui la vita è già strutturata. Le madri vanno educate al post parto. Fino al momento in cui abbiamo un figlio siamo abituati a pensare prima di tutto a se stessi. Da quel momento la prospettiva cambia radicalmente: devo pensare prima a questa creaturina e tralasciare più me stessa. Questo mi può creare qualche problema: ad esempio, anche solo fare una banale doccia può essere difficile, perché devi aspettare il marito, o la sorella. Bisogna cambiare l'ottica: un bambino vuole tante attenzioni".

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