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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Mostro di Firenze: la procura respinge la riapertura delle indagini

La Procura di Firenze ha respinto l'istanza dei familiari di alcune vittime

La Procura di Firenze ha respinto l'istanza dei familiari di alcune vittime del cosiddetto "mostro di Firenze" volta a riaprire le indagini sui delitti (alcuni dei quali non hanno ancora un giudicato) e sull'ex legionario di Prato Giampiero Vigilanti.

"Le nuove investigazioni alla base della richiesta potrebbero anche in ipotesi esitare in modesti risultati che, tuttavia, valutati unitamente al materiale preesistente certamente utilizzabile devono essere in grado di giustificare un sostanziale ribaltamento del quadro indiziario", motiva la Procura si legge su La Nazione. Una condizione che, secondo gli inquirenti, non viene ravvisata nel'elenco di punti da approfondire presentato nell'aprile dell'anno scorso da un pool di legali: Vieri Adriani, Antonio Mazzeo e Valter Biscotti in rappresentanza delle vittime dell'ultimo delitto del 1985 a Scopeti Daniele Kraveichvili, sorella Jean Michel, e le due figlie di Nadine Mauriot, Anne ed Estelle Lanciotti; e di Rosanna De Nuccio, sorella di Carmela, ammazzata a Scandicci nel giugno del 1981. In una quindicina di pagine, il procuratore aggiunto Luca Turco smonta le richieste di accertamenti presentate dalle parti civili e fa riferimento anche a vecchi spunti investigativi, come la 'pista sarda'.

La macchina sportiva rossa, notata a Calenzano nell'ottobre del 1981, viene accostata a "quella all'epoca posseduta da Antonio Vinci, figlio del noto Salvatore". In una vecchia informativa, datata 5 gennaio 1985, destinata al pm Adolfo Izzo, i carabinieri di Poggio a Caiano segnalarono che "lo stesso era in possesso dell'autovettura Alfa Romeo 1300 cc targata Fi 752455, tipo G.T., di colore rosso e con ruote munite di cerchioni in lega leggera sporgenti dalla carrozzeria". Il figlio di Salvatore aveva acquistato quell'auto nel maggio del 1981 e "ha avuto la piena disponibilità dell'autovettura suddetta per gli anni 1981, '82 e '83". Il figlio di Vinci venne interrogato l'11 settembre 1983 (dopo il delitto di Giogoli) e riferì che l'Alfa rossa si trovava "ferma a Poggio alla Malva vicino alla casa del popolo da circa 4/5 mesi" perché aveva il motore rotto. Una ricostruzione che non convince l'avvocato Adriani che pensa invece, per quelle segnalazioni, alla Lancia Flavia di Vigilanti: "Non demordo, ho già pronta una nuova istanza", annuncia il legale. Riguarda proprio i movimenti di auto notati la sera del delitto di Vicchio, nel luglio del 1984, verbali e testimonianze che si incrocerebbero con quanto riferì l'imputato-pentito Giancarlo Lotti nel processo "compagni di merende" che si concluse con le condanne dello stesso Lotti e di Mario Vanni quali complici di Pietro Pacciani.

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