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Cronaca Scandicci

Morte di Niccolò Ciatti, l'esperto: "Ecco perchè sono rimasti tutti a guardare"

Il padre si era sfogato durante un'intervista per l'immobilismo dei giovani presenti durante il brutale pestaggio 

Perchè nessuno si è mosso davanti a quella terribile scena? Se lo chiedono in tanti in rete dopo aver visto le immagini dell'aggressione a seguito della quale ha perso la vita il 22enne di Scandicci Niccolò Ciatti. Il giovane, che si trovava alla discoteca St Trop di Lloret de Mar insieme ad alcuni amici, è stato aggredito dopo aver reagito ad una spinta in pista.

Tre giovani ceceni, due sono stati già scarcerati, hanno aggredito lui e i suoi amici con una ferocia disarmante. Uno spettacolo cruento tenutosi davanti a centinaia di occhi. Ma nessuno è intervenuto durante il massacro. Immobilismo contro cui anche il padre della vittima, il ragazzo si è spento in ospedale dopo 24 ore di coma, ha puntato il dito: "La cosa triste vedendo il video dell'aggressione è che tutti, tutti sono stati a guardare impotenti, sarebbe bastato che forse qualcuno intervenendo poteva risparmiargli quelle pedate sulla testa, quelle botte al cuore che me l'hanno ammazzato".  

Il quotidiano spagnolo elPeriodico ha dato una lettura di quell'inerzia consultando il professor di psicologia Antonio Andrés Pueyo. Il professore ha fatto riferimento alla dissoluzione della responsabilità: ognuno delega all'altro l'intervento, creando di fatto immobilismo. Oltre al giudizio negativo del "pubblico" per quello a cui stava assistendo. 

"Giusto il riferimento alla teoria della diffusione della responsabilità di Jhon M. Darley & Bibb Latané - spiega lo psicoterapeuta fiorentino Loris Pinzani -. Tuttavia nel periodo storico che stiamo vivendo è necessario puntualizzare determinati aspetti che motivano in modo più appropriato la mancanza di reazione a cui si è assistito in questo brutale atto di violenza. Appare opportuno parlare di timore dell'intervento, dal momento che la condivisione della responsabilità a cui si riferisce il collega spagnolo è  un effetto secondario alla condizione di timore sociale, ormai diffuso in modo permanente. In questa fase storica è venuto a mancare (ed il fenomeno continua la sua corsa)  il senso di legittimità delle azioni nella società. Come a dire che non si è più certi di venire tutelati in nessuna azione per quanto completamente legittima. La costante e pervasiva presenza della ingiustizia a livello sociale è questione di cui tutti siamo a conoscenza, rendendo dubbio di venire difesi non solo dai presenti, ma dall'insieme del Gruppo Sociale". 

"Questo porta a comprendere (non certo legittimare) l'immobilismo di tutti i presenti fermi ad assistere a quella scena, che ha avuto l'ulteriore difficoltà di essersi svolta in tempi molto ridotti". "A monte  - spiega il dottore -c'è la paura. Si ha la paura di non essere tutelabili in una situazione in cui è ormai diffusa la percezione della perdita di quello che possiamo definire 'riparo sociale'. Ossia: per vari motivi in quella situazione non si potevano far valere i nostri diritti, come in una situazione normale, e quindi è valsa la legge del più forte".  
 

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