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Cronaca Isolotto / Via A. Canova

Morte Duccio Dini, le testimonianze degli automobilisti: "Come in un film horror"

La vicesindaca Giachi: "Scene da far west da perseguire con la massima severità"

“Venivo dal ponte all'Indiano, in direzione centro, sulla mia Volvo. A un certo punto, dopo aver girato a destra, mi sono visto arrivare addosso in derapata questa macchina piena di gente. C'è stato l'impatto, io sono rimasto bloccato dentro, incastrato. Ci ho messo qualche minuto a uscire dall'auto, ero bloccato. Credevo di stare in un film horror”. Lo ha detto stamani in aula bunker uno degli automobilisti che si trovavano in via Canova, all'Isolotto, quando il folle inseguimento tra due auto guidate da rom si è tragicamente concluso addosso a Duccio Dini, uccidendolo a neppure 30 anni. Era il 10 giugno 2018, Duccio morirà in ospedale il giorno dopo. “Ho visto uscire da un'auto un uomo con una mazza, poi ho sentito una voce femminile urlare: 'ha una pistola, ha una pistola'. Ero terrorizzato”. L'uomo, un musicista che si è costituito parte civile al processo in cui 7 rom sono imputati di omicidio colposo, ricorda anche di aver “visto Duccio volare per oltre 10 metri, poi l'ho visto rotolare a terra... terribile”.

Stamani davanti alla corte presieduta dal giudice Raffaele D'Isa ha testimioniato anche un altro automobilista. Un padre di famiglia che si trovava in via Canova nei terribili momenti dello scontro e aveva con sé in macchina i suoi due figli piccoli. L'uomo ha parlato come fosse ancora sotto choc, ricordando di aver visto Duccio “riverso a terra, che si lamentava”. Terminata la sua deposizione, avvicinato dai giornalisti ha chiesto di restare anonimo: “Io abito a 300 metri da loro - ha detto, riferendosi agli imputati – e da via Canova non ci passo più”. I due automobilisti testimoni sono rappresentati dagli avvocati Riccardo Bambi e Luca Maggiora.

L'udienza di stamani è stata commentata anche dalla vicesindaca di Frienze, Cristina Giachi: “Rivedere i tragici eventi di quel giorno attraverso gli occhi di chi è rimasto coinvolto suo malgrado, rende palpabile come in un attimo la condotta criminale e squilibrata di pochi abbia sconvolto per sempre la vita di un'intera comunità” ha detto la vicesindaca, ricordando che il Comune di Firenze si è costituito parte civile al processo. "Oggi, sul banco dei testimoni, sono stati chiamati anche l'agente della polizia municipale che ha effettuato i rilievi dell'incidente e due carabinieri del reparto di investigazioni scientifiche - spiega la vicesindaca - In aula sono state anche proiettate le immagini riprese dalle telecamere comunali di via dell'Argingrosso e via Canova". 

E proprio sulle testimonianze dei due automobilisti, Giachi sottolinea: "Uno ha descritto il terrore provato per l'incolumità dei figli che erano in auto con lui al momento dell'impatto. L'altro si è addirittura definito 'miracolato' per non aver subito più gravi conseguenze dall'incidente”. La vicesindaca conclude: “Grazie al lavoro del pm Tommaso Coletta e degli investigatori ma anche grazie alle dettagliate testimonianze dei cittadini presenti quel giorno in via Canova e di tutti gli agenti accertatori, si delinea con precisione che ci sono state 'scene da Far West' davanti alle quali non è possibile rimanere indifferenti e che vogliamo siano perseguite con la massima severità”. Prossima udienza il 19 novembre.

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