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Cronaca Pontassieve

Pontassieve, la moglie muore in ospedale in Polonia: il marito cerca la verità

La donna, 32 anni, ricoverata per una grave influenza, prima perde il figlio, poi, dopo due mesi di ricovero e numerose complicazioni, muore. Il marito chiede di accertare se è stato fatto tutto il possibile

Da Pontassieve arriva una storia terribile, di quelle in cui nessuno vorrebbe mai essere coinvolto. Ce la racconta Marco Pelli. Sua moglie Anna, di nazionalità polacca, è morta a 32 anni in un ospedale di Poznan (città a circa 300 chilometri
ad ovest dalla capitale della Polonia, Varsavia) circa un mese fa, dopo un lungo ricovero, in circostanze che per Marco non sono chiare. “Voglio sapere perché mia moglie è morta, accertare se le cure che ha ricevuto sono state adeguate e adatte al
suo caso”. I fatti sono stati rivelati alcuni giorni fa da Sievenotizie.it. Il marito ora li racconta anche a FirenzeToday.

Marco ed Anna si erano sposati nel 2010, sei anni dopo il primo incontro in Toscana. “Nello scorso gennaio mia moglie contrasse una forma di influenza molto grave – spiega Marco -. Venne ricoverata in ospedale a Poznan, dove iniziano le complicazioni”. Anna è incinta del primo figlio. Appena saputo del ricovero Marco, che ha 36 anni e lavora come perito e consulente assicurativo a Pontassieve, prende il primo aereo per la Polonia. “All’arrivo i medici mi mettono al corrente della situazione. E’ chiaro che l’essere incinta non aiuta mia moglie, la debilita e mette a rischio entrambe le vite”.

La decisione da è difficile. “Mia moglie viene messa in coma farmacologico. Io do il consenso all’aborto, nella speranza che ciò aiuti il recupero di mia moglie”. Alla fine però i medici decidono di evitare l’aborto e proseguire cure e somministrazione di farmaci. A fine gennaio, quando Anna ha già sconfitto il virus dell’influenza, arriva un aborto spontaneo. “Viene operata per un’emorragia ed un’infezione – prosegue Marco -. Dopo alcuni giorni subisce una seconda operazione perché l’infezione è rimasta”. In tutto questo tempo Anna è rimasta in coma farmacologico, non cosciente. Marco è sempre accanto a lei. E intanto a Pontassieve saltano gli appuntamenti di lavoro e i primi clienti se ne vanno.

La seconda operazione ha conseguenze gravi, Anna ha uno shock post operatorio. “Si gonfia come un pallone. Ci sono complicazioni, alcuni organi smettono di funzionare, ha bisogno di essere sottoposta a dialisi. Ma la situazione non migliora e Anna ha un’ischemia cerebrale”. Anna resta in coma farmacologico. Le condizioni della donna però, dopo alcuni giorni, si stabilizzano e in seguito iniziano a migliorare. Il dirigente medico spiega a Marco che può iniziare la procedura per il risveglio. “Mi assicura che ci vorranno almeno 10 giorni. Le condizioni di mia moglie sono stabili e torno alcuni giorni in Italia”. Anna però viene risvegliata prima del previsto: “Non posso negare la mia amarezza, le sono sempre stato accanto e viene risvegliata in mia assenza”. Ora la donna sembra stare meglio, con lei c’è la madre. Marco torna a Poznan. Dopo pochi giorni la situazione si aggrava nuovamente. La donna ha un edema cerebrale e muore. E’ il 13 marzo. Dopo il dolore, Marco torna al lavoro. E anche qui non è facile: “Ho perso molti clienti in questi mesi, devo ripartire da zero”. Allo stesso tempo inizia una battaglia legale per accertare le cause della morte della moglie. Riesce ad incontrare l’ambasciatore italiano in Polonia per illustrargli la questione: “E’ stato molto disponibile. Ma Anna non aveva la cittadinanza italiana e la diplomazia può far poco”.

Ora l’uomo cerca di ritrovare l’ottimismo. “Bisogna guardare avanti e sorridere alla vita. I miei amici si stupiscono, ma ognuno ha le sue grane, bisogna sorridere, se no la gente si allontana”. Ha aperto un conto corrente, visibile sul suo profilo facebook, dove raccoglie offerte a sostegno della causa legale. “Se i soldi dovessero essere superiori alle spese li donerò all’ospedale pediatrico Meyer di Firenze”, dice. Il 17 aprile sarà al tribunale di Poznan per deporre. “Voglio sapere perché mia moglie è
morta. Anche se, lo dico col cuore, spero di perdere la causa. Vorrebbe dire che è stato fatto tutto il possibile per salvarla”.

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