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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Medico di una Rsa morì dopo aver contratto il covid: per il tribunale è infortunio sul lavoro

Il tribunale ha condannato la compagnia assicurativa a risarcire alla figlia del medico la somma di 130.000 euro: 125.000 a titolo di indennizzo e 5.000 come penale per il ritardo nella liquidazione

Il padre era un medico di famiglia e dopo aver contratto il covid è morto - lavorava in una rsa nel nord Italia e assisteva i pazienti, anche quelli positivi. L'assicurazione aveva negato il risarcimento alla figlia e per questo motivo la donna, residente a Firenze, ha deciso farsi assistere dall'avvocato fiorentino Jacopo Pepi e la sua storia è finita in tribunale. Il palazzo di giustizia ha riconosciuto, scrive Il Tirreno di Firenze, il decesso del medico come un infortunio sul lavoro e ha condannato la compagnia assicurativa a risarcire alla donna la somma di 130.000 euro: 125.000 a titolo di indennizzo e 5.000 come penale per il ritardo nella liquidazione. 

Il medico è morto nel 2020: aveva contratto l'infezione mentre assisteva pazienti ricoverati in una Rsa del nord Italia. Inoltre, svolgeva la sua attività andando a visitare anche i suoi pazienti a domicilio, nonostante fossero positivi. Il 21 dicembre di due anni fa, riferisce il quotidiano, l'assicurazione aveva respinto la richiesta di indennizzo evidenziando che "il Covid-19 non è un infortunio ma è una malattia", arrivando anche a contestare che il medico avesse contratto l'infezione sul luogo di lavoro. Però per il tribunale di Vercelli, a cui si è rivolta la figlia, "è dimostrato" come il medico "stesse svolgendo effettivamente e in concreto la propria attività professionale in un contesto di rischio elevato fino al momento del contagio, assistendo privati e soggetti ricoverati nelle Rsa".

Inoltre ha stabilito che la morte del Covid è per il medico un infortunio sul lavoro in virtù del decreto legge 17 del marzo 2020, relativo alle misure di potenziamento del Ssn varate per fronteggiare l'emergenza epidemiologica. "A seguito dell'introduzione di tale norma - scrivono i giudici - l'infezione da Coronavirus avvenuta in occasione di lavoro è quindi considerata infortunio a tutti gli effetti e non malattia".

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