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Manifestazione Cobas-studenti: contro Monti, banche e profitto

Stamani al grido "Mario Monti servo delle banche" è partito intorno alle 10:00 il corteo che ha visto gli studenti fiorentini sfilare a fianco dei Cobas

Da piazza San Marco a piazza Bambini e Bambine di Beslan sfilando davanti a quattro punti cardinali, simbolo delle ragioni della protesta: Consolato greco, Bankitalia, la presidenza della Regione Toscana e per ultimo Confindustria. Questa la traiettoria ideologica della manifestazione e delle persone scese in piazza. Lungo le strade del centro storico fiorentino, gli studenti, oggi in piazza per la Giornata internazionale del diritto allo studio, hanno sfilato a fianco dei Cobas. Un asse politico e sociale accumunato da un unico slogan: “Noi la crisi dei padroni non la vogliamo pagare”. Circa un migliaio i manifestanti, 600 secondo la questura che sono partiti da piazza San Marco e che stano sfilando lungo le strade del centro. Hanno chiuso con una catena l'ingresso della sede di Bankitalia a Firenze e affisso uno striscione con scritto una frase di Bertolt Brecht: "E' più criminale fondare una banca che rapinarla".

La cronaca della mattinata

Intorno alle 10 il corteo ha mosso i primi passi al grido “Mario Monti servo delle banche”. Benvenuto Presidente. Agli studenti scesi in piazza la scelta ricaduta sull’economista non è piaciuta affatto e ci tengono a sottolinearlo. Il pensiero di Marco, un giovane manifestante è chiaro ed esplicito: “Non era questo che mi aspettavo; caduto Berlusconi l’Italia è stata data in mano ad un banchiere”. Tra un coro e l’atro contro finanza ed Europa (tipo “se ci sono i disoccupati la colpa è dei padroni e non degli indignati”), ed uno striscione che apre la strada a quello successivo, i pareri sono uniformi. C’è una paura che serpeggia lungo il serpentone: quella che alla fine le manovre richieste dall’Europa finiscano per colpire i lavoratori e gli studenti. In due parole che gli italiani siano costretti a passare sotto la mannaia della cosiddetta macelleria sociale. Non tutti i ragazzi sono d’accordo tuttavia; qualcuno, un po’ defilato, azzarda la teoria che “in questo momento un Governo tecnico può dare stabilità”. C’è un altro ragazzo che inaspettatamente, visto e gli “obbiettivi” della manifestazione, tra questi anche l’amministrazione di Palazzo Vecchio, va controtendenza e dice: “Spazio ai giovani e Renzi presidente”. Dal clima vien quasi da chiedersi se sia una provocazione.

Il corteo degli studenti e dei Cobas

Il corteo passa davanti al Consolato Greco, e dall’altoparlante posto sul furgone alla testa si sente: “Il popolo greco è il primo ad aver subito gli effetti delle misure di austerity generate dalla speculazione finanziaria”. Breve pausa, poi studenti e lavoratori ripartono. Tra questi i Cobas dell’Ataf con Alessandro Nannini, il coordinatore della Rsu aziendale. “Il 22 novembre – afferma Nannini – ci rincontriamo con il prefetto. Padoin si è fatto garantente che all’incontro parteciperanno i sindaci proprietari ed anche il presidente dell’Ataf Filippo Bonaccorsi, che in quella sede ci dovrebbe illustrare anche questo famigerato piano industriale. E’ chiara una cosa, se il piano è quello della privatizzazione e dei 570 esuberi, è molto probabile che l’incontro si chiuda come l’ultima volta: arrivederci e grazie”.

Gli striscioni e le sigle della manifestazione

Le bandiere e gli striscioni dei Cobas continuano a sfilare. Con loro la Sinistra Universitaria, le tende degli Indignatos fiorentini protagonisti in piazza Santissima Annunziata di Occupy Firenze, i lavoratori della RSA Le Civette ed i lavoratori del Maggio musicale fiorentino. Abituati a lavorare in teatro inscenano una scenografia ad effetto. Tutti vestiti da Zorro, con tanto di cappello, ed un cartello in cui giganteggia un improbabile sergente Garcia con il volto di Matteo Renzi, con su scritto: “Basta con la solita musica. Solo Zorro può fare tagli”. “Gli accordi firmati in buona parte – dice Angelo, elettricista del Maggio – prevedono solo tagli per i lavoratori. Non c’è un vero piano di ricostruzione. Ancora poi mi devono spiegare a cosa serviranno i 2 milioni prelevati dal Tfr dei lavoratoti a fronte dei 27 milioni di buco”.  Un ragazzo passa e con un piccolo megafono canta De André: “Anche se vi credete assolti, siete per sempre coinvolti”. Mentre dagli altoparlanti nuove voci si susseguono: “Non siamo quelli in debito, siamo quelli in credito”.

Davanti alla sede fiorentina di Bankitalia

Verso le 11,30 il corteo passa in via dell’Oriuolo, davanti alla sede fiorentina di Bankitalia. Qualche accusa, chi urla, poi viene posto una grossa catena nella cancellata, si accendono due fumogeni rossi e proprio davanti all’ingresso viene posto uno striscione con sopra una frase di Bertold Brecht: “E’ più criminale fondare una banca che rapinarla”. “Vogliamo sigillare, chiudere simbolicamente il sistema del capitale”, dice un ragazzo impegnato nell’attaccare con il nastro da pacchi lo striscione. La marcia continua, entra in piazza Duomo. Alcuni studenti attaccano uno striscione di protesta nelle pareti nel civico numero dieci, la “casa” del presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi: “Il Governo taglia, l’Ardsu si sfascia. No ai pareggi di bilancio a spese degli studenti”. Prima dell’epilogo in piazza alla Fortezza, un ultimo segno della mattinata, il più duro. Giunti alla sede di Confindustria viene affisso un ultimo striscione dalle tinte forti: “Basta morti bianche ora tocca a voi”.

Gli Indignatos fiorentini, i Cobas dell'Ataf e del Maggio Musicale

 

 

 

 

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