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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Centro Storico / Piazza del Duomo

"Licenziati via citofono": la manifestazione davanti alle boutique del centro. La replica dell'azienda | FOTO

I lavoratori sono in presidio permanente davanti ai cancelli dal 4 ottobre

Ventidue lavoratori della Iron & Logistics di Prato, iscritti al sindacato, sono stati "licenziati via citofono". "Immaginate di arrivare a lavoro con i vostri colleghi. La tessera per aprire il cancello della fabbrica non funziona. Suonate il citofono e vi dicono che non potete più entrare. Che vi arriverà una raccomandata. Ma intanto siete licenziati" questo è quanto raccontato nel comunicato firmato dal Sindacato Intercategoriale COBAS.

Per questo motivo oggi, 8 ottobre, si è svolta una manifestazione itinerante, a Firenze, dei lavoratori davanti ai negozi dei brand committenti della Iron&Logistics: prima tappa, alle 15:45, Patrizia Pepe in Piazza Duomo, Pinko, Massimo Dutti, LiuJo, Moschino, Cavalli, Ralph Lauren e Barbour.

Secondo quanto denunciato dal sindacato l'unica colpa di questi lavoratori, licenziati in tronco, sarebbe quella di aver "sempre lottato contro i ritardi cronici nel pagamento degli stipendi. Essere gli operai "cattivi" che non hanno accettato di aspettare in silenzio lo stipendio che non arriva. Aver difeso i giusti inquadramenti contrattuali. Aver fatto sempre rispettare i propri diritti. E aver chiesto spiegazioni su recenti movimenti societari a dire poco 'opachi'". I lavoratori sono in presidio permanente davanti ai cancelli dal 4 ottobre.

"L'azienda non vuole dialogare e porta avanti la linea indecente del licenziamento di tutti i lavoratori scomodi. I lavoratori che sono stati licenziati sono gli stessi che fino a ieri hanno stirato, cucito, smistato, caricato e scaricato i loro giubbotti, pantaloni, camicie" si legge ancora nel comunicato. Ai brand è quindi chiesto di intervenire e di "non girarsi dall’altra parte e ripristinare il rispetto dei diritti – tra cui quello di esercizio delle libertà sindacali – nelle proprie filiere di fornitura".

La manifestazione in piazza

Safdar Ali ha 28 anni, da 7 vive in Italia. In Pakistan ha lasciato la sua famiglia, mamma, papà e fratelli. Ogni mese oltre a pagare l'affitto e fare la spesa manda i soldi in Pakistan. Per lui, come per i suoi colleghi, i ritardi nei pagamenti erano un problema: "Tutti noi abbiamo famiglie, c'è chi ha dei bambini, una moglie anche. Dal 4 di ottobre stiamo protestando di fronte all'azienda, dormiamo e mangiamo lì, ma non impediamo lo svolgimento del lavoro". "Ci hanno licenziato senza motivo, non abbiamo fatto nulla di male, solo chiedevamo di essere pagati regolarmente", continua Ali.

Come spiega Sarah Caudiero, coordinatrice pratese di Sì Cobas, tutti i lavoratori avevano regolare contratto a tempo indeterminato, "tutti sono stati mandati a casa senza un reale motivo, a giugno l'azienda aveva annunciato possibili licenziamenti per esubero, si parlava di 10 persone tutte iscritte al sindacato. Noi ci siamo opposti e poi il 4 ottobre tutti i lavoratori iscritti sono stati licenziati. Alcuni hanno ricevuto le lettere, altri ancora no, dove si leggono motivazioni come il non corretto svolgimento delle mansioni, ma non sono state portate alcune prove al riguardo".

"Questa è la prima delle manifestazioni, abbiamo scritto a tutti i brand che ricevono gli abiti stirati e cuciti dalla Iron & Logistics annunciando che faremo presidi di fronte ai loro negozi e chiedendo un loro intervento, alcuni non ci hanno risposto, altri invece si sono limitati a dire che non è una questione di loro competenza", ha concluso Caudiero.

La manifestazione di fronte ai brand di moda

La replica dell'azienda

Iron&Logistics ha replicato a quanto hanno dichiarato sia nel comunicato, i due rappresentanti sindacali Luca Toscano e Sarah Caudiero, e sia durante la manifestazione da parte anche degli ex lavoratori. "I licenziati hanno compiuto gravi reati" scrive in una nota Mihaela Paraschiva Sasu, legale rappresentante di Iron&Logistics, ha così respinto le accuse mosse dal sindacato raccontando la versione dei fatti dell'azienda, asserendo che da parte di Sì Cobas "sono state diffuse dichiarazioni non corrispondenti al vero, smentite dagli stessi documenti in loro possesso, distorcendo a proprio piacimento la realtà dei fatti a solo esclusivo scopo di arrecare ulteriori danni alla società e agli altri 70 dipendenti che non sono loro associati. Il vero motivo per cui sono stati licenziati viene sottaciuto dai sindacalisti Sì Cobas: i loro associati si sono resi responsabili di gravi fatti di reato. I Sì Cobas stanno da giorni bloccando l'azienda -si legge ancora - arrivando al punto, non più tardi di ieri, di impedire agli altri lavoratori di rientrare all'interno dello stabilimento. La scrivente società non cederà a nessun ricatto e nessun licenziamento verrà revocato se non disposto dall'autorità giudiziaria".

La replica dell'azienda 

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