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Cronaca

Maggio musicale, Renzi annuncia l'apertura dello stato di crisi

I sindacati sono pronti al confronto ma a carte scoperte: chiarezza sul piano strutturale e sulla reale portata dei tagli. La trattativa andrà avanti per 120 giorni

Per il Maggio musicale è arrivato il tempo dello stato di crisi. Una decisione improvvisa annunciata dal sindaco Matteo Renzi: “Oggi il cda del Maggio musicale fiorentino ha formalmente aperto le procedure; in 120 giorni si arrivi ad un accordo per incentivare all’esodo alcuni lavoratori che vogliono andare via, per recuperare lo squilibrio che c’è”. L’obbiettivo, detto in altre parole, è quello di ridurre il personale cercando di far tornare i conti nelle casse dell’ente lirico fiorentino. “Dopo che negli scorsi anni si sono aumentate le spese, assumendo troppe persone – ha continuato il sindaco – oggi dobbiamo affrontare uno squilibrio economico pazzesco. Dimostreremo che si può riportare in pareggio per sempre il bilancio. Lo faremo insieme ai sindacati, se come credo vorranno darci una mano a salvare il Teatro. E lo faremo per il rispetto che dobbiamo ai cittadini e alle loro tasse. Le Istituzioni pubbliche non possono essere realtà dove si va, si spende, tanto poi qualcuno pagherà”. Il piano in sostanza sarebbe questo: portare ad una sorta di prepensionamento una cinquantina di lavoratori, sui 376 attualmente assunti; perlopiù tecnici del personale, a quanto detto dallo stesso Renzi. Un’operazione lunga 120 giorni, come prevedono le norme che regolano questa fase strategica. Un accordo da mediare e raggiungere se possibile con i sindacati, altrimenti alla scadenza dei quattro mesi della trattativa tutto passerà sotto l’esclusiva volontà del cda.   

Ed i sindacati come hanno reagito alla notizia? La Cgil fin da subito ha dato la propria disponibilità alla discussione, ma con paletti ben precisi: “Siamo disponibili al confronto – ha affermato Silvano Ghisolfi, rappresentante Cgil nella rsa aziendale del Maggio – ma non si può scaricare su altri l’obiettivo del pareggio di bilancio. Abbiamo incontrato nei giorni scorsi la direzione del teatro, ma la sovrintendente non ci ha parlato dello stato di crisi. Ci è stato chiesto – ha spiegato – di firmare un accordo che prevede più flessibilità e stop agli straordinari: anche in questo caso noi siamo pronti a discutere, ma prima di questa discussione occorre fare chiarezza sull’intervento strutturale”. Un piano di rilancio in cui la Fondazione spera di racimolare circa 4 milioni di euro in un anno, divisi in due parti: i primi due dal taglio degli straordinari, una maggiore flessibilità della forza lavoro e la ridefinizione dei contratti integrativi; gli altri due dalla riduzione del costo del lavoro, proprio nell’ottica dei tagli al personale. Per Ghisolfi, al di là degli annunci,  molta della questione si giocherà sui numeri che interesseranno queste sforbiciate annunciate: “Di che numeri si parla? Ad oggi al Maggio ci sono 376 dipendenti a tempo indeterminato, ma negli ultimi 12 mesi sono andate via 16 persone, peraltro con accordi individuali. Allora, i 50 prepensionamenti previsti per il 2012 comprendono o no questi 16? E poi altri esodi sono previsti per il 2013: non si può sempre alzare l’asticella durante il confronto”. Adesso la partita si trasferirà sui tavoli della trattativa, a cominciare da tutte le cifre del piano di rientro che in questi giorni il cda fornirà alle rappresentanze sindacali.
 

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