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Cronaca

Mafie: Toscana al centro del mercato della droga

Il rapporto della Normale fra malavita, prostituzione e criminalità ambientale

Quello toscano è tra i mercati più fiorenti della droga tra le regioni italiane, in mano non ad una ma più organizzazioni. In particolare il porto di Livorno sarebbero uno snodo centrale soprattutto nel traffico internazionale di stupefacenti in ingresso in Europa, soprattutto cocaina, diretto da organizzazioni in gran parte riconducibili all''ndrangheta calabrese. Poi c'è la connessione, forte, tra gioco d'azzardo e usura, riconducibile al clan dei 'casalesi' e alla malavita casertana, mentre pochi (a Prato nella comunità cinese, in Versilia, Lucchesia e Valdarno) si dimostrano i casi di pizzo e estorsione.

E' quanto emerge dal rapporto "Mafie e corruzione" della Normale di Pisa presentato oggi alla presenza del governatore della Toscana Enrico Rossi. Fra i fenomeni preoccupanti anche lo sfruttamento della prostituzione, legato a fenomeni di tratta e riduzione della schiavitù, con un ruolo prevalente di gruppi stranieri rispetto a quelli italiani. E poi il caporalato e lavoro irregolare, con la Maremma e il Senese più esposti di altri territori, e ultimo ma non certo meno grave il traffico di rifiuti. La Toscana, secondo le statistiche raccolte e rielaborate ogni anno da Legambiente, si posiziona infatti tra le prime regioni in Italia per fenomeni di criminalità ambientale, anche se va detto che, come accade per molti indici che partono dalla misura di denunce e azioni penali, le regioni più virtuose sul fronte dei controlli sono anche quelle che rischiano di più il possibile paradosso di presentare un numero più elevato di violazioni.

Contro mafie e criminalità organizzata servono una società e istituzioni vigili. "Reattive e pronte ad andare in Procura della Repubblica al primo sentore", dice il presidente Enrico Rossi. "Serve una cittadinanza attiva, che ne parli e ne parli ad alta voce" aggiunge l'assessore alla legalità e alla sicurezza, Vittorio Bugli. Così la relazione scientifica su mafie e corruzione commissionata dalla Regione alla Normale di Pisa, disponibile adesso con il primo rapporto, può diventare un utile strumento a supporto di questo impegno, anche per un'azione di prevenzione. 

"In Toscana - spiega Rossi - per ora non sembra esserci un'organizzazione criminale residente, con la testa qui". Chi opera nella regione è legato ad organizzazioni che fanno capo ad altri territori – alla Campania, alla Puglia, alla Sicilia e alla Calabria – o a gruppi stranieri. "Ma non è detto - aggiunge Rossi - che domani non possa accadere e per questo, affinché il tessuto ancora sano non sia corrotto, dobbiamo essere pronti, vigili e attrezzati".

Una battaglia di cultura legalitaria e di attenzione da condurre dal basso, nei paesi e territori, con la ricerca che, in futuro, potrebbe assumere quella scala di dettaglio: anche perché, mafia o non mafia in senso stretto, il traffico internazionale di stupefacenti in cui il territorio toscano sembra costituire uno snodo centrale, i fenomeni che riguardano l'usura, certi episodi di corruzione o il traffico dei rifiuti hanno un forte impatto sociale.

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