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Cronaca

Lupi nega i favori per il figlio. Ma il sistema Tav scricchiola

Un lavoro in un cantiere Eni nelle carte dell'inchiesta fiorentina. Tunnel: le istituzioni chiedono di andare avanti, ma chi doveva controllare?

Una telefonata sembra non lasciare spazio a grandi dubbi: un incontro con Ercole Incalza per il figlio di Maurizio Lupi. Qualche giorno dopo l'incarico in un cantiere Eni, dove aveva assunto la direzione dei lavori Stefano Perotti. E' sulla graticola il Ministro del governo Renzi: non è indagato, ma i rapporti con due dei principali accusati nell'inchiesta della Procura di Firenze sulle grandi opere che sta sconquassando il mondo dei lavori pubblici, sembrano parlare chiaro. Eppure lui nega: "Ribadisco che io non ho mai fatto pressioni per chiedere l'assunzione di mio figlio e quindi non possono mai esserci delle intercettazioni al riguardo", ha detto Lupi che oggi è intervenuto alla Camera in risposta ad un "question time" sull'argomento. "E' una cosa che non ho mai ritenuto corretta - ha proseguito - l'unica cosa che credo sia doveroso dire è che non può essere un peccato da parte di mio figlio aver scelto di fare ingegneria e laurearsi con 110 e lode quando neppure io immaginavo di fare il ministro". 

A chiedere la testa di Lupi sono Movimento 5 stelle, Sinistra ecologia e libertà e Lega, che hanno presentato una mozione di sfiducia. Il leader dell'Ncd, Angelino Alfano, fa muro, assicurando che Maurizio Lupi "non ha pensato all'ipotesi di dimissioni" da ministro delle Infrastrutture, anche perchè "non cè una questione giudiziaria" visto che "non è indagato". Certo, riconosce il segretario dell'Ncd, "c'è una questione politica e bisogna accelerare i tempi dell'informativa in Parlamento". L'imbarazzo in cui si trova il premier Renzi, che ha più volte pronunciato frasi al vetriolo contro i "corrotti", è però evidente.

Intanto è mistero per il momento sul destino delle opere oggetto dell'indagine, e quindi anche il nodo fiorentino dell'alta velocità, la cui realizzazione è seriamente messa a rischio dallo scricchiolare del sistema che le ha concepite, oltre che dalle evidenti storture da cui secondo l'inchiesta sarebbero state viziate. Gli amministratori pubblici, dal governatore Enrico Rossi al sindaco Dario Nardella, chiedono che le opere vengano completate, ma non nascondono i dubbi: “I fiorentini hanno il diritto di sapere cosa si vuole fare con la Tav”, ha detto ieri Nardella. Eppure da ormai diversi anni i comitati denunciano tutte le contraddizioni di un progetto che definiscono "inutile" e "troppo costoso", proponendo una soluzione di superficie al posto del tunnel che dovrebbe passare sotto Firenze, che sarebbe costata sei o sette volte meno. Denunce che erano state rafforzate dall'indagine sull'infiltrazione della camorra nei lavori per l'opera. Ma le istituzioni che dovevano controllare, lo hanno fatto veramente?

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