rotate-mobile
Cronaca Bellariva / Lungarno Cristoforo Colombo

Bellariva: cantieri bloccati, la proprietà lancia l'ultimatum a Renzi

I lavori dell'Hotel Ville sull'Arno sono fermi da circa un anno e mezzo per un presunto abuso edilizio. "Renzi, tra due sarò con una pietra al collo sul Ponte Da Verrazzano"

Quanto può costare un torrino di un ascensore che sporge per circa due metri cubi da un albergo? In sostanza quanto può costare un presunto abuso edilizio? Dipende. Nel caso dell’Hotel Ville sull’Arno, parecchio: diversi milioni di euro di mancati guadagni, 150mila euro di competenze professionistiche stipendiati per seguire la pratica burocratica e 15 dipendenti messi sulla strada. Non è finita, alla lista va aggiunto anche una segretaria che in pianta stabile presidia un cantiere fermo, ma più che occuparsi di compiti amministrativi cerca di arginare cattive frequentazioni dell’area, tra danni alla struttura e furti di rame. “Siamo disperati – afferma Sofia Vedali, amministratore delegato del gruppo proprietario della struttura – avevamo un progetto serio di ristrutturazione, ma siamo completamente impantanati nella burocrazia dell’amministrazione comunale”.
Per capire l’intera vicenda è necessario fare qualche passo indietro e dare qualche coordinata in più. Lungarno Colombo, l’albergo ha un affaccio sulla strada, ed un altro, di pregio, direttamente sull’alveo dell’Arno. Una piccola perla. Tre palazzine contigue, storiche, segnate dal tempo. Sì perché la parte centrale del complesso, in pietra, risale al ‘400, mentre le due ali ai lati sono di ‘recente’ costruzione e si aggrappano a ricordi più vicini, a quell’alluvione del ’66, quando l’Arno si portò via gli originali nella furia della piena.  
Un altro piccolo salto in avanti. Nel 2006 l’hotel passa di mano e viene acquistato dagli attuali proprietari, i quali studiano subito un progetto di ammodernamento dei locali. “Era prioritario – continua l’amministratore delegato – conformare l’intero edificio a standard europei; l’albergo alla fine era decoroso, ma non corrispondeva a quelle caratteristiche internazionali che un cliente si aspetta di trovare in un 4 stelle superiore. Un semplice restauro, senza l’aggiunta di nessuna camera: 44 erano e 44 rimarranno”. Disegni, studi, proiezioni, rendering, fino al 2008, quando la società presenta la Dia in Comune. Passa un anno, altri dodici mesi in vita; poi, il primo gennaio 2010, l’hotel chiude i battenti per una “ristrutturazione che sarebbe dovuta durare un anno tondo, fino al primo gennaio 2011, pronti per accogliere gli ospiti di Pitti Uomo”. Ed invece, ad oltre due anni dall’inizio dei lavori, sulle pareti ci sono ancora i ponteggi, l’area è circondata dalla rete arancione, le finestre sono tutte aperte ed ancora manca il tetto della palazzina del ‘400. Un cantiere fermo e sospeso nel tempo. “I lavori – sottolinea Sofia Vedali – erano partiti e ben avviati, procedevano spediti, quando nell’agosto 2010 si presentarono i vigili e fermarono tutto, e da lì non ci siamo mossi. Tutto per un torrino di un ascensore per disabili, un lavoro effettuato nel 2003 dai proprietari precedenti. Per intenderci stiamo parlando di due metri cubi che si aggiungono alla volumetria iniziale; una piccola maggiorazione che per altro non si affaccia sull’Arno, tutelato da vincoli ambientali e paesaggistici, ma sui lungarni”.

Il cantiere fermo all'Hotel Ville sull'Arno

Vigili in cantiere, lavori sospesi e la richiesta da parte degli uffici tecnici del Comune di una dichiarazione di conformità. “Pensavo che la cosa si potesse risolvere in pochi mesi, invece…”. Invece? “Invece siamo ancora qui, con i lavori fermi all’agosto 2010. Non solo, abbiamo investito su nuove figure professionali, tutte tese a risolvere la matassa, tra documentazione storiche e nuovi progetti. Solo queste competenze tecniche ci sono costate 150mila euro. Ma non sembra bastare. Siamo al paradossale: in questi giorni gli uffici del Comune ci hanno richiesto addirittura di fornirgli la piantina storica delle fondamenta. Mi spiegate come faccio a rintracciare la pianta originale delle fondamenta di una struttura del ‘400? Come ci muoviamo, per quante risorse spendiamo, sembra sempre che manchi un pezzo”. Di pezzi tuttavia ne cominciano a mancare e molti; pezzi persi per strada, finiti stritolati, inghiottiti dentro le lunghe spirali della burocrazia italiana. “Dei 15 dipendenti che avevamo – continua Sofia Vedali – è rimasta solo la segretaria. Alcuni di loro avevano più di 50 anni e non hanno trovato modo di ricollocarsi nel mondo del lavoro”. Pezzi rubati o danneggiati, per mano di chi nel ‘deserto’ del cantiere si è intrufolato per “rubare il rame”. Pezzi di edilizia fiorentina, ferma anch’essa, compresi mezzi e materiali, in attesa che l’operazione si sblocchi e veda una nuova alba. E pezzi di fiducia nelle istituzioni che man mano si sono sciolti con il passare dei mesi e dei soldi non guadagnati: “Dove è finita la politica della rottamazione? Qual è la sua essenza di questo orizzonte se alla fine oggi mi ritrovo imbrigliata in quegli stessi cappi della burocrazia di ieri. In questi mesi ci siamo sentiti abbandonati, e di conseguenza sconfortati. Nel febbraio di un anno fa, andai addirittura alla presentazione di ‘Fuori’ il libro del sindaco Renzi e gli parlai della situazione delle Ville sull’Arno. Lui per tutta risposta mi fece una dedica in copertina: “Fuori dalle pastoie burocratiche”. Fuori! Magari, invece ci siamo dentro fino al collo, tanto che, anche se fino ad oggi abbiamo sempre perseguito la strada del dialogo, oggi stiamo pensando di ricorrere al Tar”.

Rintracciare oggi la villa del ‘400 nella rete di tubi innocenti che ricopre gli edifici, è un’impresa ardua. Roba da intenditori. Per tutti nella zona, il cantiere nasconde una specie di mostro di ferro e mattoni, fermo da un anno e mezzo. Un vero cazzotto in un occhio, in pieno Arno. Per i fiorentini, ma anche per la proprietà: “Così come è ridotto è una vera schifezza. Capisco le lamentele e le perplessità dei residenti di Bellariva; se hanno intenzione di andare in Comune per portare avanti le loro lamentele sarò la prima a sostenerli. Per noi è prioritario rimettere in moto la macchina il prima possibile, ogni iniziativa positiva è ben accetta”.
Scorrono le lancette, finisce la pazienza, si esauriscono le scorte di buon senso. A tal punto che Sofia Vedali lancia una specie di ultimatum: “Se entro due mesi la situazione non si sbloccherà, il sindaco Matteo Renzi mi vedrà sul Ponte Da Verrazzano con una pietra al collo”. Che sia un epilogo assurdo a mettere il punto ad una vicenda assurda?
 

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Bellariva: cantieri bloccati, la proprietà lancia l'ultimatum a Renzi

FirenzeToday è in caricamento