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Cronaca Centro Storico / Piazza de' Giudici

Il semaforo sempre acceso in piazza Giudici. Uno spreco?

All'angolo di via Castellani c'è acceso dallo scorso 24 giugno, San Giovanni, un semaforo rivolto verso l'Arno. E' sempre rosso, fisso e non governa nessun transito. Che sia uno spreco?

Ci sono due incubi che assillano gli automobilisti: le code ed il rosso dei semafori. Ogni giorno in questa morsa rimangono strette migliaia di auto; pochi chilometri da percorrere, i minuti che si accumulano, parte della vita spesa nell’abitacolo, clacson all’unisono e stress a livelli di guardia. A Firenze tuttavia c’è un semaforo che non aumenta la bile in corpo dei conducenti ed è doppiamente strano perché è sempre acceso il tondo rosso. Se non fa male alla salute dei cittadini, lo fa alle casse di Palazzo Vecchio. Il semaforo è sempre accesso, è sempre rosso, non muta mai di colore; immobile quanto inutile.
Piazza dei Giudici, angolo di via Castellani. Lo spazio è quello del Museo Galileo, l’ex Museo di Storia della Scienza per intenderci.  A pochi passi dal museo c’è un semaforo che guarda l’Arno. Un “ricordo” mai rimosso e sempre attivo della vecchia circolazione prima della seconda rivoluzione pedonale, quella di piazza Pitti e via Tornabuoni. Il regolatore del traffico è attivo ma non serve a niente, non governa nessun transito. All’epoca delle scelte il Comune decise di trasformare piazza dei Giudici in una zona franca, una piccola area negata al traffico immediatamente di fronte allo spazio museale per rispettarne e renderne più fruibile l’accesso. Da lì, in definitiva, non si può più transitare per immettersi nel Lungarno Diaz. C’è perfino un bel catenaccio a ricordare agli automobilisti l’accesso negato, nel caso qualcuno se lo dimenticasse. Con la nuova viabilità chi scende via Castellani ora è costretto a svoltare subito a destra, oltrepassare la piazza per l’unico corridoio concesso al traffico, immettersi in via Dei Saponai, per raggiungere poi piazza Mentana. In sintesi, i Lungarni da una parte, dall’altra il corridoio per raggiungere piazza Mentana. Nel mezzo una piccolissima area pedonale ed un semaforo, sempre rosso, giorno e notte, pioggia o sole. Sembra un pezzo di arredamento, anzi è un pezzo di arredamento; non può esser altro visto che trasmette lo stop. Comunica il suo volere ad una macchina che non arriverà mai.

Il rosso fisso del semaforo inutile di piazza Giudici

Sempre rosso, sempre inutile. Ora, se escludiamo il fatto si tratti di un’improbabile provocazione artistica, se non è un avvertimento per i pedoni, il cerchio si ristringe: è uno spreco energetico che va avanti dal 24 giugno, San Giovanni, da quando cioè è stato inaugurato il secondo step della filosofia del tutti a piedi (quasi tre mesi). Quando il Comune riuscì a modificare i semafori di via Alamanni, il sindaco Renzi esultò dichiarando che “dopo una lunga battaglia siamo riusciti finalmente a cambiare i semafori più stupidi della storia”. Come dargli torto, il doppio semaforo in prossimità dell’incrocio con i binari tramviari era una barriera insormontabile, buona solo a creare la coda meno fluida della storia cittadina. Tanto che molti automobilisti preferivano circumnavigare la stazione di Santa Maria Novella e scegliere via Nazionale per accedervi. Tutto vero, doppio semaforo eliminato, ingresso in stazione molto più civile. Ma se quello ero l’ostacolo più stupido della storia, c’è da dire che quel rosso fisso in piazza dei Giudici comincia ad essere il più sprecone della città. “Il tempo è uno spreco di denaro” sentenziava Oscar Wilde. Ecco appunto, dimenticanza, i giorni che si accumulano. Il tempo e lo spreco.
 

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